Dopo 3 anni e mezzo, una risoluzione contrattuale, un nulla di fatto. Si potrebbe riassumere così la storia della realizzazione del sistema di raccolta e smaltimento dei reflui meteorici dell’abitato di Martina Franca. L’opera, originariamente finanziata per quasi 1,8 milioni di euro (comprensivo di oneri di sicurezza), fu appaltata nel luglio 2009 ad una ditta del casertano, e dopo appunto oltre 3 anni, arriva ad un epilogo amaro.

A questo punto una breve cronistoria sarà di sicuro aiuto per il lettore. Il 29 luglio 2009 l’Amministrazione del Comune affidava ad una ditta casertana l’esecuzione dei “Lavori per raccolta e lo smaltimento delle precipitazioni meteoriche nell’abitato di Martina Franca” per l’importo di aggiudicazione di € 1.649.778,55 e contrattuale, comprensivo degli oneri per la sicurezza di € 1.772.278,55. Tre mesi dopo, il 27 ottobre, venivano parzialmente consegnati i lavori.

Con Determina Dirigenziale n. 170 del 4 maggio 2011 si è preso atto che l’Amministratore Unico della ditta appaltatrice aveva nel frattempo concesso in fitto ad un’altra ditta di “tutti i beni tangibili ed intangibili costituenti il complesso aziendale consistente nell’insieme organizzato ed autonomo di beni per l’esercizio delle attività di impresa e per la durata di anni sei con decorrenza 16 settembre 2011”. Si arriva quindi al 30 agosto 2011, quando fu effettuata la consegna definitiva dei lavori alla nuova ditta che, ai sensi dell’art. 12 del Capitolato Speciale d’Appalto, doveva completare i lavori entro 365 giorni e quindi il 29 agosto 2012.

Qui però iniziano i problemi. Secondo la delibera di rescissione, “durante il corso dei lavori si è ravvisata l’esigenza di introdurre variazioni in alcune categorie dei lavori previste nel progetto, nonché la necessità di introdurne di nuove, per risolvere aspetti di dettaglio, finalizzate al miglioramento dell’opera e alla sua funzionalità e che non comportano aumento dell’importo originario del contratto superiore al 5%”, quantificando in seguito (marzo 2012) l’incremento dell’importo dei lavori in € 57.385,53 (di cui € 53.419,04 per lavori ed € 3.966,49 per oneri della sicurezza).

Contemporaneamente, e che per effetto della detta perizia, il termine utile per dare finiti i lavori veniva spostato di giorni 60, naturali e consecutivi e, quindi, veniva fissato al 27 ottobre 2012. Nel frattempo a luglio 2012 compaiono altri problemi, visto che la Direzione dei Lavori comunica alle parti che “L’andamento dei lavori negli ultimi due mesi è notevolmente rallentato sino a fermarsi completamente” e che “ai sensi dell’art. 15 del contratto d’appalto del 229 luglio 2009, il ritardo ingiustificato nell’esecuzione dei lavori comporta la rescissione in danno del contratto”, assegnando 15 giorni per la ripresa dei lavori e cercare di recuperare il ritardo accumulato, pena la richiesta al RUP di rescissione del contratto. Dalla ditta appaltatrice nessuna risposta, nemmeno ad una seconda nota del 25 settembre, dove venivano assegnati altri 15 giorni per la ripresa dei lavori.

Si arriva quindi al 31 ottobre 2012, quando la Direzione dei Lavori trasmette lo stato di consistenza dei lavori già eseguiti e la relazione particolareggiata, con la quale viene confermato che “L’Impresa nonostante i ripetuti solleciti e gli inviti alla ripresa dei lavori, non ha dato alcun segno di collaborazione per la ripresa degli stessi, disertando tutte le formali convocazioni e sopralluoghi, concretizzando in comportamento di grave inadempimento alle obbligazioni di contratto per grave ritardo tale da compromettere la buona riuscita dei lavori”.

Il 20 novembre l’impresa chiede di convocare nel più breve tempo possibile di un incontro, onde “concordare in contraddittorio un’adeguata revisione dei prezzi del pietrame calcareo”, ai quali l’Ufficio Tecnico risponde che “la direzione dei lavori evidenzia che non esistono i presupposti normativi per operare aggiornamenti dei prezzi e, pertanto, non possono essere accolte le relative richieste dell’Impresa, e che non vi sono le motivazioni normative previste per apportare variazioni al progetto e successiva perizia”.

La ditta appaltatrice lo scorso 28 dicembre esprime riserve sul parere dell’Amministazione, asserendo che “il costo medio dei massi riportato nelle tabelle dei costi dei materiali redatto dal Provveditorato Interregionale è pari a 25 euro per metro cubo, contro i 6 riportati dalle stesse tabelle all’epoca dell’appalto” e che chiedeva quindi “di voler procedere all’immediata revisione dei prezzi, onde consentire la regolare prosecuzione dei lavori”.

Si passa al nuovo anno, e il 7 gennaio 2013, il Comune con un’apposita Relazione, rigetta le richieste della ditta, perché “infondate sia in linea di diritto che di fatto”.

Ed ecco la conclusione. La Direzione dei Lavori, con nota del 11.01.2013, ha trasmesso Relazione Particolareggiata, con la quale, tra l’altro, ha ribadito che “L’Impresa nonostante i ripetuti solleciti e gli inviti alla ripresa dei lavori, non ha dato alcun segno di collaborazione per la ripresa degli stessi, disertando tutte le formali convocazioni e sopralluoghi precedenti al 19.12.2012, concretizzando un comportamento di grave inadempimento alle obbligazioni di contratto per grave ritardo, avendo già superato il 29.08.2012 il termine contrattuale per l’ultimazione dei lavori, come previsto dal Verbale di consegna definitiva del 30.08.2011, tale da compromettere la buona riuscita dei lavori”.

È stato quindi determinata la risoluzione del contratto con la ditta casertana, “per grave inadempienza dell’appaltatore, costituita dal grave ritardo nell’esecuzione dei lavori”, disponendo inoltre di incamerare la cauzione definitiva dell’importo garantito residuo di € 190.422,74, prestata dall’Appaltatore, attraverso polizza fidejussoria del luglio 2009. Ultimo passo, la redazione dello “stato di consistenza dei lavori già eseguiti con riferimento a quelli contrattualmente previsti, l’inventario dei materiali, macchine e mezzi d’opera e la relativa presa in consegna”. Si chiude quindi una pagina protrattasi per oltre 3 anni, senza avere ancora un impianto per i reflui adeguato alle esigenze della città. Speriamo bene per la prossima volta.

Carlo Carbotti

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