27/07/2025

Arte

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L’esplosione edilizia sia sacra che civile investì Martina, specie a metà del secolo XVIII e finì per rimodellare la fisionomia architettonica in maniera radicale mutando addirittura lo stesso paesaggio urbano. Lo stile prevalente è il barocco, che si esprime in tutto il suo splendore nella Collegiata di San Martino e  nell’esterno del Palazzo Ducale, oltre che nei particolari di palazzi e chiese che si diffondono per le vie cittadine.

Il termine «barocco» ha una genesi incerta: secondo alcuni autori, deriva dal termine francese «baroque» (in spagnolo «barrueco» e in portoghese «barrôco») che nel Seicento indicava una perla di forma irregolare. In arte con la parola «barocco» si indica uno stile artistico che storicamente coincide con l’arte prodotta dagli inizi del Seicento alla metà del Settecento. Il termine in realtà verrà utilizzato solo dopo la fine di questo periodo, dagli scrittori di età neoclassica, con chiaro intento dispregiativo, per evidenziare i caratteri di irregolarità di questo stile. Giudizi critici sono stati mossi nei confronti di quest’arte “irregolare”, ma nello stesso tempo le critiche hanno subito molte oscillazioni. Una rivalutazione in senso positivo è stata tentata solo alla fine dell’Ottocento dallo storico austriaco Wolfflin, ma in realtà il giudizio di negatività si è diffuso maggiormente soprattutto perché la nostra cultura occidentale moderna, figlia dell’Illuminismo, nasce proprio dal rifiuto del barocco, ossia della cultura seicentesca in genere.

L’arte barocca ha avuto Lecce, come principale fulcro di propagazione pugliese dello stile. Le influenze artistiche giunsero a Martina Franca, che seppure presentandosi come città dal passato burrascoso seppe conservare il lato colto: infatti vi erano già molti più laureati che nelle piccole città cche stavano nascendo. Fu proprio grazie a questa classe di intellettuali a favorire lo sviluppo di quel clima di rinnovamento che caretterizzò Martina e i suoi prodotti artistici. L’arte barocca martinese era iniziata a germogliare già dal XVI secolo e si potrasse fino agli inizi del XIX, quando il barocco esplose a Martina e quando si stava costruendo le chiese di San Martino e San Domenico, esso aveva manifestato già le più stravaganti espressioni in tutto il resto della penisola. L’ampiezza del fenomeno investì il ceto nobile, le famiglie agiate e il clero. In una sorta di travolgimento urbano, furono compiute innovazioni artistiche nelle chiese e nei palazzi signorili. Martina Franca risultava essere una piccola Lecce, non a caso lo studioso d’arte Cesare Brandi coniò il nome “Barocchetto”, per indicare lo stile artistico della città. La bellezza di Martina va affidata ai maestri della “Polvere Bianca”, ossia gli autentici ricamatori della tenera pietra locale, bianca e soffice da tagliare che una volta indurita assume quel particolare colore ambrato-rosato intatto sui fastosi monumenti. Finestre e balconi sono i punti di massima concentrazione della decorazione, dove maestri e scalpellini hanno saputo ereditare dall’esperienza leccese, la padronanza del linguaggio artistico.

L’arte barocca è quella dominante ma non mancano stili artistici minori, come l’architettura spontanea e popolare che caratterizza le bianche abitazioni del centro storico. Non nasce dall’esperienza intellettuale di architetti di fama, ma è un’architettura povera realizzata dalle mani laboriose dei cittadini. La tecnica dominante è la calce bianca e il giallo dorato della pietra. Spostandosi nelle campagne martinese vi è un’altra tipologia stilistica: l’arte agreste, che caratterizza le varie masserie e i trulli tipici della Valle d’Itria. Il trullo è l’esempio di attaccamento alla propria terra, costruito con muri a secco, sena malta, con chiancarelli di calcare che vengono adagiate una sull’altra e si innalzano a cerchi concentrici sempre più stretti per poi terminare con i pinnacoli, questi si differenziano per forme  geometriche diverse. FOTO TRULLO

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