Ieri, sabato 14 giugno, si è tenuta la presentazione del libro “MappaMundi. Modelli di vita per una società senza orientamento” del prof. Domenico De Masi, presso la Fondazione Paolo Grassi.
Un centinaio i presenti, tra cui il sindaco Ancona e l’assessore alla cultura Scialpi.
La presentazione è stata introdotta con un filmato tratto da “Otto e mezzo”, in cui è stato trattato il tema della povertà nel Terzo Mondo a confronto con lo spreco di ricchezze nei Paesi occidentali.
Il sociologo De Masi ha trattato il tema con un approccio storico-socio-antropologico, evidenziando la mancanza di un modello di società a cui rifarsi. L’idea del libro nasce da un seminario in cui ci si è chiesti: “potendo rinascere… dove?”.
Il Brasile, citato in occasione dei Mondiali di calcio, sarebbe un buon modello: è un Paese solidale, dove 47 etnie sono in sinergia tra loro e dove i movimenti pacifici di piazza hanno come obiettivi conquiste sociali: la lotta alla corruzione e all’analfabetismo, l’eliminazione della distanza sociale.
Il prof. De Masi si è, quindi, chiesto se la soluzione fosse adottare il Brasile come modello, ma questo non è possibile, essendo il nostro, ormai, un Paese in piena globalizzazione.
Dopo la visione di un agghiacciante video, dal titolo “Consumismo”, che ripercorre la macellazione delle carni fino alla loro vendita nelle grandi catene di supermercati, si è definita la nostra come la società della violenza e dell’alienazione.
Secondo le previsioni del sociologo, entro dieci anni, ci saranno un miliardo di individui in più sul pianeta, quindi un miliardo di cervelli in più; questo potrà risolvere molti problemi con l’aumento della tecnologia, una maggiore considerazione delle donne e la comprensione dei bisogni vitali: l’introspezione, la contemplazione della bellezza, l’amore. E questa gerarchia dei valori deve essere fornita dalle scuole.
Quindi, combattere la povertà economica, attraverso la ripartizione della ricchezza, eliminando il sistema capitalistico, che ha ormai dimostrato di non essere valido. Noi, per primi, dobbiamo pretendere, quale nostro diritto, la distribuzione della ricchezza. Dobbiamo, soprattutto, comprendere che non è il PIL a determinare la cultura, nè la felicità. Dobbiamo scegliere governanti che siano migliori di noi, che siano dei modelli da seguire. A tal proposito, De Masi ha ricordato Josè Antonio Abreu, un musicista, attivista, politico del Venezuela che ha creato “El Sistema”, una fondazione per la promozione sociale dell’infanzia e della gioventù attraverso un percorso innovativo di didattica musicale. Un video-documentario ha mostrato la portata e l’utilità di questa immensa idea.
Il Presidente Franco Punzi, nel suo discorso finale di ringraziamento, ha ripreso il concetto di De Masi, secondo il quale entro dieci anni questi problemi saranno risolti, e si è domandato cosa occorre fare, nel frattempo, in questo lasso di tempo: cercare di migliorare ognuno nel proprio piccolo.

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