«Mi presento, perché non tutti mi conoscono. Mi chiamo Pino Bonasia, e fino a sabato scorso ero una persona libera». Inizia così, con questa battuta, la presentazione del neosegretario cittadino del partito di Bersani. «Se non ci si assume le responsabilità al momento giusto allora si rifugge dalle responsabilità. Io sono stato eletto per acclamazione come nuovo segretario cittadino in un momento particolare, quello delle elezioni, per cui ci sarà tanto da fare».
Elezioni nazionali che hanno visto all’incontro tre candidati veri e un candidato papabile: ovvero, nell’ordine in cui erano seduti, l’onorevole Ludovico Vico che si ripresenta alla camera (sia pure in un posto che ne rende dubbiosa la rielezione), il senatore Nicola Latorre, la cui rielezione è certa, e il futuro parlamentare Michele Pelillo, il cui ottavo posto in lista alla Camera ha autorizzato lo stesso Bonasia a chiamarlo “onorevole” durante la presentazione. Infine, Donato Pentassuglia, consigliere regionale che avrebbe potuto candidarsi, forte del suo altissimo numero di preferenze personali che lo rendono uno dei più suffragati in Puglia, come ha voluto ricordare Pelillo.
Si è cercato di spiegare ai militanti e ai presenti il caso-Finocchiaro: “una sponda istituzionale necessaria”, secondo Pelillo, per portare nel futuro governo Bersani le istanze di Taranto e del territorio tarantino; «la ricerca della persona migliore per poter rappresentare un territorio», secondo Bonasia, ricerca che «non deve restringersi ma deve ampliarsi fino a cercare i migliori tra chi non è di questo territorio». Come a dire: l’erba del vicino è sempre più verde.
Per Luciano Santoro, capogruppo del Pd alla provincia, in queste elezioni è significativo che Bersani sia l’unico leader che ha ciance reali di arrivare al governo del paese che non ha inserito il proprio nome all’interno del simbolo di partito.
Ludovico Vico ha invece incentrato il suo discorso sul concetto di semplice e semplicità. « Quando quel signore [Berlusconi, n.d.r.] dice “non pagherete più l’imu e vi rimborserò quella del 2012” io mi chiedo: da dove prende i soldi? Primo, non sarà possibile rifinanziare gli ammortizzatori sociali. Apro una parentesi per Martina Franca? Le lavoratrici dell’Itn che non hanno ancora ricevuto lo stipendio di ottobre non lo riceveranno mai. E a questo proposito, ricordo che il governo Monti ha assicurato la copertura finanziaria solo fino al 28 febbraio. Secondo, in estate l’iva aumenterà di un punto. Se si toglie l’imu dovrà essere aumentata almeno di due punti per recuperare le spese derivanti dal mancato gettito, e bloccare i contratti del pubblico impiego per altri quattro anni. Sindaco – ha detto Vico rivolgendosi ad Ancona che gli è di fronte – sai cosa vuol dire questo, no?». Ancona, che annuiva, sapeva benissimo che il blocco dei lavoratori del pubblico impiego significa essere costretti a lavorare in condizioni di quasi emergenza per altri anni al Comune, dove mancano dipendenti né si possono assumere nuovi dirigenti capaci di prendere in mano le redini amministrative causa pensionamenti e altro.
Pelillo, dopo aver lodato Pentassuglia ha detto «abbiamo bisogno di una Italia più giusta» e ha ricordato come il governo Berlusconi abbia smaccatamente favorito il nord. «Tra l’altro» ha ricordato «i fondi Fas europei del 2007, di cui3,2 miliardi erano destinati alla Puglia, sono stati erogati solo il 3 agosto 2012 con una delibera Cipe in cui è dato solo un miliardo. Dove sono gi altri due?».
Pentassuglia ha ricordato di non aver voluto candidarsi volendo rispettare il mandato elettorale regionale: ha poi sottolineato come il lodevole patto generazionale che ha consentito a Martina di fare un passo avanti debba essere replicato a livello nazionale, per rilanciare il sistema jonico-valle d’Itria su scala più ampia.
A chiudere la serata l’intervento del senatore Latorre: «Questa è una campagna elettorale la cui posta in gioco va molto al di là di una campagna che definirà i modi e i tempi di un governo. I media non se ne rendono conto, ma io vi dico che questa è una campagna elettorale che segnerà la storia italiana».
Latorre parte dalla politica locale: «Sapete?» dice agli astanti «mi hanno detto che a Martina c’è un senatore del Pdl. Sono sincero, in sette anni che sono senatore non me ne sono mai accorto». E continua: «Ricordate il milione di posti di lavoro? Le tasse diminuite? Ora abbiamo meno lavoro e più tasse. Se chiudessimo gli occhi e immaginassimo cosa ancora potrebbe fare un nuovo governo di centrodestra avremmo incubi terribili. La crisi che stiamo vivendo ha dei numeri drammatici. Siamo una grande potenza industriale che ha il 13, 6% della sua popolazione che vive in condizioni di povertà, e la metà di questi in condizioni di estrema povertà. Il tasso di disoccupazione nel mezzogiorno ha raggiunto il 32%, cosa che rende difficile la tenuta dello stesso sistema produttivo italiano. Queste sono le conseguenze di un centrodestra che si è degenerato con il berlusconismo, che è divenuto una vera e propria degenerazione culturale».
Ma Latorre non si è tirato indietro dal commentare le vicende del Monte dei Paschi di Siena che hanno scosso il Pd: «Quella del Monte del Paschi è una vicenda di una gravità inaudita: siamo probabilmente di fronte a una colossale truffa di un management senza scrupoli, in cui in questo momento le persone che sono più a rischio sono i lavoratori innocenti della Mps, e specialmente i 2.500 che lavorano al sud. Dire che il Monte dei Paschi sia una banca di sinistra è ridicolo», ha detto Latorre. E aggiunge: «Non sono ipocrita, conosco quali siano i rapporti tra le fondazioni e le banche in generale, e l’intreccio putrido che si è venuto a creare a Siena la cui espressione è quel management: Mussari è l’espressione di un sistema politico locale patologico».

Daniele Milazzo

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