Dopo un nostro articolo, pubblicato da Puglia Press, in cui abbiamo annunciato che un comma di legge citato dal regolamento dell’Imposta Municipale Unica, o Imu, è inesistente, siamo stati contattati da Franco Mariella, ex candidato sindaco, ed esperto di questioni tributarie. “Fossero questi gli errori sull’ Imu” ha detto Mariella, “quello del regolamento e del comma inesistente per i rimborsi denota il grande copia e incolla utilizzato, è grave e va recuperato, ma ce ne sono altri a mio avviso molto più gravi”. Tanto gravi, secondo Mariella, che il regolamento Imu dovrebbe essere annullato, riscritto e rivotato in consiglio. Mariella si riferisce a un elemento abbastanza tecnico, ma di grandissima importanza: le aliquote dell’Imu così come sono state approvate nella delibera 31 del consiglio comunale, secondo Mariella, sono errate. A leggere il punto 2 del deliberatosi vede che “l’aliquota ordinaria è aumentata di 1,5 punti percentuali in più rispetto all’aliquota base” mentre per “l’aliquota dell’abitazione principale e relative pertinenze si applica l’aliquota base”. Apparentemente, non pare ci sia nulla di strano, forse qualcosa di tecnico, che in consiglio comunale è stato divulgato in questo modo: l’Imu non cambia per la prima casa, per la seconda invece aumenta. Ci sono state polemiche tra i consiglieri nell’ultimo consiglio comunale del 30 ottobre, perché c’è stato chi ritiene che due case spesso non siano un lusso, ma, in un territorio con abitazioni diffuse nell’agro come quello martinese, siano invece una normalità. Mariella invece affonda la sua critica in campo legale e tributario, nel campo di sua competenza: “pasticcio più grande non potevano farlo per entrambe le aliquote”. Questo perché, secondo Mariella, c’è stata molta leggerezza nella compilazione del regolamento adottato dal comune. Infatti, a supporto della sua tesi, Mariella ricorda che la norma nazionale (il comma 6 dell’articolo 13 del D.L. 201/2011), prevede per gli immobili diversi dall’abitazione principale che “L’aliquota di base dell’imposta è pari allo 0,76 per cento. I comuni, con deliberazione del consiglio comunale, adottata ai sensi dell’articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, possono modificare, in aumento o in diminuzione, l’aliquota di base sino a 0,3 punti percentuali”. I comuni possono aumentare quindi solo lo 0,3%, e non l’1,5%. Del resto il regolamento è stato discusso in modo acceso in consiglio ed è stato soggetto anche a varie richieste di emendamento. Ricordiamo anche che già al momento della sua lettura in aula il gruppo consiliare dell’Udc, composto da Martino Gelsomino, Martino Miali e Michele Muschio Schiavone fece notare all’assessore Basile la presenza di un errore formale, di un articolo di legge errato. Si trattava dell’articolo 59, della legge 446/1997, che era stato abrogato e quindi non era più esistente ma era citato lo stesso, rischiando di creare un errore formale grave. Quando in consiglio comunale accadde ciò, l’assessore Basile fermò la lettura del dispositivo e chiese alla dirigente Merico di controllare i dati, dicendo che forse c’era un refuso, un errore formale, una svista. Una svista, beninteso, può capitare, ma qui, secondo Mariella, ce ne sono state troppe, al punto da ipotizzare incapacità o incompetenza da parte di chi materialmente lo ha stilato. Noi ci limitiamo a constatare che la bozza del regolamento è stata fatta in fretta, dati anche gli eventi nazionali, e spesso la fretta fa commettere gravi, gravissimi errori. “Un bel pasticcio” ha concluso Mariella “ma non è finita qui”. Quando il regolamento del comune parla di “aliquota base” per riferirsi a quella applicata alla prima casa commette un errore madornale: per la legge “aliquota base” vuol dire lo 0,76%, mentre nel nostro comune questa è stata innalzata, sempre secondo quando prevede la legge nazionale, al massimo consentito. Scrivendo “aliquota base” quindi si crea un qui pro quo nel quale da una parte il comune chiede una cifra e dall’altra dice che questa cifra è aumentata, generando non poche perplessità in chi dovrà pagare per capire quanto effettivamente sborsare. Ma Mariella non demorde: “Non contenti combinano un altro pasticcio che  potrebbe portare all’annullamento della delibera per difetto di motivazione”. il pasticcio è che in tutto il regolamento non sono stati citati i dati che il ministero ha reso pubblici sul portale del federalismo fiscale (sito finanze.gov.it) che dovevano essere le linee guida per i comuni. Il 15 ottobre scorso è stato pubblicato un aggiornamento dei dati di stima del gettito Imu 2012 per ogni comune, quindi, si chiede Mariella, “sulla base di cosa i signori consiglieri di maggioranza hanno votato una delibera del genere? Sulla base di cosa sono state stimate le entrate da Imu?”.Noi siamo andati a controllare. Sapete su cosa si è basato il comune? Su una delibera del commissario straordinario Calvosa, del 4 aprile 2012, in base alla quale la dirigente del settore bilancio, Anna Rita Maurizia Merico, ha proposto di avvalersi di una ditta specializzata. Ditta che è la Infotirrenia Srl, che il 24 aprile, a venti giorni di distanza dalla delibera precedente, è stata contattata e ha stipulato un accordo con il comune per costruire una banca dati dell’Imu da catasto e anagrafe, concedere un software gestionale, assistere gli uffici competenti, formandoli, e acquisendo versamenti e denunce per l’anno 2012 al prezzo di 13.000 euro più iva, poi scesi “per le vie brevi”, dopo trattative con l’azienda, a 11,500 più iva, cioè per un totale di 13.915 euro complessivi. Si è scelta l’opzione più costosa, con più servizi, scartando l’offerta di 8000 euro della stessa ditta per la costruzione della banca dati dell’Imu e la cessione del software. Il problema è che le ultime modifiche utili potevano essere apportate entro il 31 ottobre 2012, termine ormai scaduto. Il consiglio comunale del 30 ottobre, in cui si è approvato il regolamento, era forse troppo vicino alla scadenza per permettere una analisi più attenta di ciò che i dirigenti del settore finanziario hanno preparato, per cui le sviste, che siano errori formali o sostanziali nella stesura di quanto approvato, ora rischiano di incidere senza motivo sulle tasche dei cittadini.

Daniele Milazzo

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