Continuano a far discutere le dichiarazioni su Twitter, della Cisl , uno dei tre sindacati che hanno organizzato il tradizionale concerto in piazza San Giovanni a Roma : “Con tutto il rispetto, il Concerto di Taranto appare come una saga paesana”.

Tra i numerosi indignati, il consigliere comunale Aldo Leggieri.

Di seguito il comunicato :

Rimango allibito per le esternazioni della Cisl Nazionale circa il concerto del 1 maggio celebrato a Taranto. Una grande organizzazione sindacale non può esprimersi in maniera negativa su una grande festa musicale di popolo che pretende un riscatto dalla comunità jonica. Lo dico da anni: è arrivato il momento che l’intera classe dirigente locale faccia un mea culpa sull’immobilismo che hanno segnato le istituzioni nel non affrontare con decisione e coraggio il dramma che ha investito, in questi anni, pezzi della società pugliese, circa la gravissima problematica che divide i cittadini tra il diritto alla salute e il diritto al lavoro.

Non è accettabile continuare in questo modo e fare finta che i nuovi impulsi che germogliano dalla comunità meridionale, non abbiano un seguito con degli atti consequenziali nel risolvere il caso Ilva con una nuova visione dello sviluppo e del progresso della provincia di Taranto.

La Cisl, una grandissima organizzazione sindacale, il sindacato italiano che ha sempre avuto nel suo dna delle pulsioni riformiste, che ha avuto come padre fondatore Giulio Pastore, che ha avuto come segretari generali gente del calibro di Pierre Carniti, di Sergio D’Antoni, e che vede tante donne e uomini combattere quotidianamente per il bene comune, ha l’obbligo morale di recidere, una volta per tutte, il cordone ombelicale con coloro che hanno distrutto in passato il sindacato dei lavoratori a Taranto, e con esso la politica del Partito Democratico poco incline al rinnovamento e che invece è sprofondata in un conservatorismo che vede personaggi che hanno avuto rapporti ambigui e subalterni ai poteri forti industriali.

Che esempio si vuole dare ai giovani se poi la politica e il sindacato rimangono incastrati come in una tenaglia, svilendo ogni tentativo di elaborare delle idee e delle azioni che possano far riemergere dall’eclisse e dall’oscurantismo una intera comunità, arrabbiata, sofferente e desiderosa di un cambiamento vero?

Pertanto, un richiamo alle forze produttive, sociali e culturali del territorio: apriamoci alle nuove visioni e alle nuove istanze per cui varrà la pena lottare e migliorare il nostro mondo. Lo sappiamo: è molto più facile protestare che governare. Ma governare, oltre ad essere importante perché ci si assume delle responsabilità, è importante perché si può, se uniti, cambiare lo stato delle cose. Ma se vogliamo davvero effettuare un salto di qualità seguendo un orizzonte etico, rimbocchiamoci tutti le mani e lavoriamo davvero per il bene comune e dedichiamoci all’impegno civile in piena autonomia e con coraggio! Senza convenienze, opportunismi o carrierismi vari, ma accarezzati dal desiderio di poter attraversare delle strade inedite, perché un futuro più libero per i cittadini del sud, è ancora possibile.

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