Sala piena per le grandi occasioni: presenti per l’incontro Paesaggi e territori nell’area dei trulli e delle grotte, con l’assessore regionale Barbanente, i sindaci di Locorotondo, Cisternino, Alberobello, Noci, Ostuni, Castellana Grotte, Ceglie Messapica, più altri amministratori locali, il presidente provinciale dell’ordine degli architetti, giornalisti e pubblico curioso.

L’argomento è una discussione sul territorio e sullo sviluppo possibile, certamente un elemento di interesse comune: il disegno tracciato dal Pptr va spiegato da chi ha creato il piano paesaggistico, e va spiegato nel senso che ci si deve mettere a tavolino per capire come poter utilizzare questo strumento dopo averlo creato. Partiamo con il definire questo territorio di mezzo tra terra di Bari e Salento: quest’area, che grossomodo può coincidere con la Valle d’Itria, ha i trulli, edifici tradizionali sconosciuti ad atri territori; ha una agricoltura in declino rispetto al passato e orientata oggi al recupero di vecchie masserie come strutture ricettive o agriturismi, una tendenza all’allevamento piuttosto che alla coltivazione di frumento come in passato, con vitigni vecchi e nuovi. Questo territorio ha aree industriali con capannoni scollegati da autostrade o grandi vie di comunicazione, che insistono a brevi distanze dai centri abitati e in alcuni casi ne sono scarsamente distinguibili; ha vincoli architettonici e paesaggistici particolari, ma si vorrebbe spesso permettere la costruzione di nuovi edifici per “mettere in moto” l’economia delle imprese edili e l’indotto congiunto.
“Abbiamo un territorio sostanzialmente omogeneo” ha detto il sindaco Ancona “ma una economia disomogenea”, elemento condiviso dal sindaco di Noci, che ha stigmatizzato come la maggior parte dell’economia locale si regge su piccole imprese zootecniche, che sono costrette dal Pptr a non fare modifiche al territorio, neanche per creare quegli spazi previsti come obbligo di legge; “abbiamo stalle bruttissime, costruite in materiale metallico, che però paradossalmente non possono essere sostituite da altre fatte con i criteri di legge attuali”, costringendo i piccoli imprenditori ad operare quasi ai margini della legge.
Il sindaco Scatigna, di Locorotondo, ha sottolineato come “noi sindaci con i nostri uffici tecnici abbiamo fatto semplicemente il nostro dovere” e che mentre in passato si è costruito con scarsi controlli e regolamenti, adesso l’economia non va con il mattone; ciò però non diminuisce la tradizione abitativa delle città e nelle campagne, che hanno una alta densità rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare non conoscendo il territorio.
Il sindaco Baccaro, di Cisternino, è stato accompagnato nel suo intervento da una alzata di cartelli di una parte del pubblico con scritte inneggianti al “Pptr anti-asfalto” e contro la “inutile strada dei colli”. Il suo elemento di discussione è stato sulla necessità di puntare sul turismo in assenza di altre aziende di media o grande importanza, e quindi sulla definizione di cosa sia e che confini abbia la Valle d’Itria, quali siano i suoi tratti caratteristici, come attirare turisti e ospitarli.
Il sindaco Longo, di Alberobello, ha parlato di operazione culturale riguardo al Pptr, necessaria per formare una iea di territorio oltre che al modo di viverci sopra, mentre il sindaco di Castellana Grotte ha voluto soffermarsi su aspetti più particolari: “questo piano, forse una decina di anni fa, avrebbe potuto essere una spinta per investire; adesso potrebbe diventare un ostacolo per gli investimenti, o perlomeno questi sono i nostri timori”.
Per il sindaco di Ceglie, Caroli, la tutela del territorio passa anche per la piscina privata nelle villette, anche piccole, che sono molto richieste da turisti e villeggianti e che dovrebbero consentire uno sviluppo compatibile del territorio e del suo turismo, facendo l’esempio anche dei trulli, circa seimila, presenti in tutto il territorio e che spesso sono monocono o bicono, quindi inadatti a far vivere un piccolo nucleo familiare con gli standard di oggi, sui quali si vorrebbe poter aggiungere o un altro trullo, moderno, oppure un abitato in pietra.
Il sindaco di Ostuni, Tanzarella, ha ricordato come tutti sono d’accordo ai principi guida del Pptr, ma ci sono anche delle necessità che possono cozzare con questi obiettivi: le attività commerciali e l’appetibilità del nostro territorio devono coincidere con la conservazione del territorio stesso, ma non sempre è possibile. “Gli ulivi sono belli, paesaggistici, ma se non ci si preoccupa di renderli economicamente validi non si può nemmeno chiedere agli agricoltori di mantenerli in rosso”. Dopo una simpatica proposta di “cedere a Martina Franca lo sbocco al mare, come Danzica” ha sottolineato la necessità, tra i sindaci, di avere obiettivi condivisi per poter fare qualcosa di concreto. Tra i problemi del territorio ostunese, una zona industriale che si vuole sottoporre a ulteriori vincoli nonostante sia stata creata negli anni ’50 con logiche e regole che oggi sono completamente inattuali. Il turismo ha percentuali troppo basse per poter sorreggere economicamente il territorio, mentre, sostiene Tanzarella a un Franco Ancona che annuisce “la nostra terra si regge su agricoltura e industria”.

A seguito di tutti questi interventi ha preso la parola Angela Barbanente: “aver visto decine, centinaia di interventi di lottizzazione e trasformazione del paesaggio che ignoravano totalmente il territorio, in cui la carta, la burocrazia ha il sopravvento sulla realtà è terribile”. Un monito ai sindaci e alle centinaia di permessi a costruire e progetti preparati con spirito burocratico dai vari uffici tecnici: “le proteste, le denunce per gli interventi che sulla carta sono fattibili, ma nella realtà deturpano il paesaggio sono continue”. Lo scopo del Pptr, quindi, è di avvicinare la burocrazia con la realtà, per l’assessore Barbanente. “Oggi dobbiamo conservare le gravine e le grotte, che negli anni sono state tappate o ignorate, e ne paghiamo le conseguenze in termini di rischio idrogeologico, allagamenti e frane; conservare, e non ignorarle e magari costruirci sopra”. E infine: “è difficile creare sviluppo, trasparenza e uguaglianza del diritto se ognuno cerca deroghe o scappatoie particolari per le proprie esigenze”. Altre fustigazioni a sindaci e amministratori: “A Locorotondo, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 la gestione dei vigneti doc è stata terrificante: si è voluto importare un modello di sviluppo esterno al nostro territorio, basato sullo sfruttamento per fare cassa sull’immediato tagliando le gambe al futuro”.
La grande differenza dei discorsi dei sindaci e quello dell’assessore Barbanente è che mentre i primi parlano di piscine e di permessi a costruire, di economia del settore edilizio e agricolo, la seconda parla di paesaggio, di geologia, di struttura morfologica del terreno, di materiali da costruzione più o meno adatti per mantenere la porosità del terreno e l’assorbimento delle acque piovane. La differenza di prospettiva è chiara, e ognuno ha le sue ragioni: ma si ha l’impressione che si parli lingue diverse sullo stesso argomento senza capirsi davvero.

Daniele Milazzo

Un pensiero su “Angela Barbanente e i sindaci del territorio”
  1. casualmente, attraverso le lettura delle notizie riportate da un sito di Ceglie M.ca, ho saputo della messa in onda su video M di un servizio sull’incontro tra l’assessore regionale e i nove sindaci. Se l’emittente trasmette da Martina come mai nessuna testata locale ieri ha riportato le notizia della tramissione ?

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