Si tratta di un 64enne, pregiudicato per reati contro la persona. Futili motivi e qualche birra in più alla base del gesto

Ci sono sviluppi nella vicenda legata all’uomo accoltellato sabato sera nel centro di Taranto. La vittima trentenne è stata ricoverata all’Ospedale SS. Annunziata con prognosi riservata. La novità è legata all’arresto del padre della vittima, che sabato notte è stato ripreso da alcune telecamere di videosorveglianza in giro con il figlio. Il racconto dell’operazione nella nota stampa del Comando Provinciale:

Ore 22.30 di sabato: il corpo di un giovane viene segnalato riverso per terra sotto la pioggia battente in via Minniti a Taranto – nel centro di Taranto – di sabato sera. Forse un malore o forse un uomo ubriaco. Purtroppo nulla di ciò: l’ambulanza del 118 giunge immediatamente sul posto assieme ad una gazzella dei Carabinieri e gli operatori fanno l’amara constatazione. Quel corpo privo di coscienza, ma ancora in vita, presenta due profonde ferite al torace e all’addome. Si tratta di accoltellamento! Subito si attiva la macchina investigativa di Viale Virgilio: una squadra di addetti ai lavori si muove per far luce sull’accaduto, ma gli elementi da cui partire sono davvero pochi: un giovane di 30 anni di Paolo VI in quella via del borgo, senza testimoni (la via è assolutamente deserta), con tutte le saracinesche abbassate e neanche una telecamera utile. La vittima, stante le gravissime condizioni in cui versa, viene immediatamente trasportata presso il SS Annunziata, ma non può riferire nulla agli investigatori poiché è priva di sensi e così rimarrà sino al mattino dopo. Le condizioni sono gravi poiché le ferite hanno interessato organi interni ed è in atto uno sversamento di sangue che interessa il polmone sinistro. Uno dei due fendenti inferti dall’ignoto autore del delitto ha sfiorato il cuore, per cui è necessario un intervento chirurgico urgente cui viene sottoposto in nottata stessa la vittima.

Nel frattempo si iniziano a contattare i parenti: la moglie, il padre e le sorelle che si precipitano in ospedale e in caserma per avere notizie, ma soprattutto per fornire notizie ai Carabinieri. È un ragazzo tranquillo, non si dedica a vita mondana, non frequenta circoli la sera, è padre di un bambino di un anno. Ma allora cosa ci faceva in quella via deserta solo? Chi ha incontrato? Il portafogli era regolarmente all’interno della tasca dei pantaloni e anche i telefonini all’interno del giubbino. La rapina finita male si può escludere. Allora un regolamento di conti? Si inizia a indagare sul recente e remoto passato. Nessun precedente rilevante. I parenti non sanno riferire e sono sbigottiti. Per tutta la notte si cercano testimoni, si monitora l’ospedale per aspettare presenze strane. Nessun esito. Lungo la strada e sul luogo ove era riverso il corpo del giovane non ci sono tracce ematiche perché la pioggia ha lavato tutto. Finalmente viene rinvenuta l’autovettura della vittima, le cui chiavi erano custodite nelle tasche del giubbino. L’auto è regolarmente parcheggiata a meno di un isolato da dove era disteso il corpo, regolarmente chiusa, in ordine e senza elementi indiziari al suo interno. Sempre più misterioso il caso.

I medici dell’ospedale sanno che appena il giovane accenna un risveglio devono avvisare i Carabinieri per poterlo sentire. Nel frattempo continuano le battute nei posti che possono avere a che fare col tarantino accoltellato e sono tante le audizioni di persone che possono riferire elementi utili. All’alba il giovane si risveglia e sussurra agli investigatori che l’ultima cosa che ricorda è il circolo nel quale aveva bevuto un paio di birre e poi un forte dolore all’addome e al petto. Nulla più. Forse lo stato di ubriachezza in cui versava gli aveva offuscato i ricordi… o forse era meglio non ricordare. Troppo poco, ma sufficiente per proseguire nell’indagine. Nella mattinata viene controllato e perquisito il circolo sito proprio a qualche decina di metri dal rinvenimento del giovane. Tutti gli avventori identificati, ma nessuno era presente la sera precedente. La tensione è alta. Qualcuno vuole sfuggire al controllo. Un paio di voci sussurrano di due presenze fastidiose che erano entrate a consumare da bere la sera prima. Ubriachi ambedue, ma ciò che balzava agli occhi era la differenza di età: uno trentenne l’altro sessantenne. Erano irritati, soprattutto il più maturo, e con tale stato d’animo avevano lasciato il circolo.

I filmati di qualche sistema di videosorveglianza avevano ritratto due sagome di cui una molto simile, troppo, a quella del padre che era venuto nella notte a piangere il figlio in fin di vita in ospedale. Come mai la vittima aveva tenuto nascosto questo particolare ai Carabinieri? Quindi il padre è in qualche maniera coinvolto. Si parte alla ricerca dell’uomo per sentirlo ancora una volta, ma stranamente non lo si riesce a rintracciare. Qualcuno ricorda che quell’umo, pregiudicato per reati contro la persona, usa sempre andare in giro con un coltello a serramanico. I militari però nel corso delle perquisizioni effettuate in tutta la zona alla ricerca dell’arma, in cui era incappato anche lo stesso padre della vittima perché è sempre meglio abbondare, non avevano rinvenuto nulla del genere addosso a lui. Circostanza strana. Secondo persone a lui molto vicine, mai si era privato di un coltello quell’uomo. Aumentano i sospetti, ma troppo assurdi per iniziare a crederci. Aumentano gli interrogatori e aumenta la pressione esercitata su qualche soggetto chiave. Iniziano a non quadrare gli elementi, ci sono troppe contraddizioni tra le dichiarazioni. Si continua a cercare il padre, ma nel nulla. A casa non è tornato e i figli dicono che è anomalo. Lui è abitudinario. Si battono i posti e i circoli da lui frequentati, ma nessuno l’ha visto. Non si è neanche preoccupato di andare a sincerarsi delle condizioni del figlio in ospedale. Mezza città è messa a soqquadro. Quell’uomo ha un profilo inquietante e se è vero che ha fatto ciò che non si vuole immaginare, è anche socialmente pericoloso.

È da rintracciare. Le pattuglie ispezionano ogni luogo, quando finalmente all’interno di un ristorante nei pressi dell’abitazione dello zio della vittima si rintraccia il ricercato che nel frattempo aveva avuto cura di spegnere anche il cellulare per non essere contattato. Nel momento in cui i militari entrano nel locale, l’uomo cerca di rifugiarsi nella cucina. Brutto gesto. Sufficiente per prelevarlo e portarlo in caserma. Sotto interrogatorio, in presenza del P.M. inquirente, d.ssa Lucia ISCERI, l’uomo dichiara genericamente di essere stato colpito da un raptus in un momento di nervosismo, ma non descrive cosa sia avvenuto, rimanendo allibito quando viene a sapere che il figlio è in prognosi riservata. Poco importa. Una volta individuato il colpevole, a ritroso tutto è più semplice. I conti iniziano a quadrare. Le contraddizioni emergono. Chi vuol coprire è messo allo scoperto. Così si spiega anche quel gesto di stizza che i Carabinieri avevano notato compiere dal giovane accoltellato agonizzante nel letto appena dopo l’intervento, quando il padre nella notte gli si era avvicinato per compiangerlo: un gesto di dolore, ma non fisico.

Futili motivi, probabilmente, alla base del gesto assurdo, che aveva visto quel sabato sera sotto una pioggia incessante, forse per qualche birra bevuta in più da entrambi, un padre accoltellare per due volte il figlio e scappare via lasciandolo agonizzante per strada.

Così è stato arrestato dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Taranto N. D., 64enne tarantino, pregiudicato.

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