Per anni si è sempre sostenuto che Martina Franca fosse protetta dal pericolo di propagazione dei gas tossici provenienti dagli stabilimenti industriali di Taranto (Ilva ed Eni in primis), a causa della posizione geografica (grazie all’Orimini) e della collocazione ad una quota altimetrica più elevata.

Il tempo passato a questo punto è d’obbligo, visto che il Sindaco Franco Ancona ha emanato un’ordinanza per prevenire il rischio di contaminazione degli alimenti di origine animale da diossine e PCB-DL, limitatamente alle zone E, F e G del territorio del Comune di Martina Franca, collocate nel raggio di 20 Km di distanza dall’area industriale di Taranto.

Il provvedimento giunge come risposta alla “richiesta di adozione di provvedimenti di divulgazione delle procedure di prevenzione del rischio di contaminazione degli alimenti di origine animale da Diossine e PCB-DL del Servizio Veterinario della ASL TA prot. n. 23/IA del 04.01.2013 e la nota successiva prot. n. 200/I.A., con la quale vengono chiarite ulteriormente le indicazioni del Servizio Veterinario stesso” e visto anche che il territorio di Martina Franca risulta esposto al rischio di contaminazione, proprio nelle ZONE E, F, G, “a seguito delle risultanze analitiche del piano di monitoraggio del 2012 effettuate in tre aziende situate nelle zone in oggetto”.

“Considerato che la tutela della sicurezza alimentare in fase di produzione primaria di alimenti di origine animale è ampiamente assicurata dai controlli dell’ autorità competente che attua vigilanza, sorveglianza e monitoraggio continui, – prosegue il dispositivo –  nonché dello stesso operatore del settore alimentare che attua corrette prassi igieniche e, se del caso, autocontrollo, come previsto dalla normativa”, l’ordinanza prescrive, limitatamente alle zone E, F e G del territorio del Comune di Martina Franca, alcune direttive:

  • è da evitare la raccolta di chiocciole in terreni incolti;
  • è da evitare la caccia di esemplari di fauna selvatica stanziale, che abbia avuto accesso ad alimenti potenzialmente contaminati per lunghi periodi di tempo;
  • l’allevamento di galline ovaiole o di altri volatili da cortile per autoconsumo deve essere attuato con rigorose cautele, in particolare evitando di far razzolare gli animali in zone esposte alla contaminazione ed integrando l’alimentazione animale con mangimi sicuramente esenti da diossine e PCB-DL.

Si tratta sicuramente di un provvedimento di una certa portata, giustificato però dal fatto che “i settori diversi da quelli delle filiere agro alimentari ufficiali sottoposte a controllo, quali il prelievo di lumache e selvaggina e l’allevamento di galline ovaiole detenute per autoconsumo, presentano un rischio difficilmente controllabile per la tipologia propria dell’attività” e che pertanto si rende necessario divulgare divieti e consigli proprio per prevenire il rischio di contaminazione.

Carlo Carbotti

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