Non ha peli sulla lingua Donatella Infante quando parla della situazione sociale. «Si va avanti con ritmi di emergenza» dichiara, «non siamo in grado da soli di far fronte alla povertà crescente delle famiglie». Quando parla si sente che la sua voce è come quella di una madre preoccupata per i suoi figli. Donatella Infante è una persona emotiva, che cerca di fare il possibile e ammette senza problemi che quello che si riesce a fare è poco.

Il comune ha a disposizione dei fondi per aiuti una tantum alle famiglie in difficoltà, quelle sotto la soglia di povertà, con un Isee inferiore a settemila euro all’anno. «Sono palliativi» afferma l’assessore: si tratta di due contributi da 250 euro a famiglia per un anno, una goccia nel mare nelle necessità. Non solo: «quest’anno» ci comunica l’assessore «il numero dei richiedenti è aumentato praticamente raddoppiando, per cui siamo stati costretti a versare soltanto una tranche a famiglia da 250 per tutto l’anno». Un palliativo, appunto, nonostante si sia aumentato in bilancio l’ammontare dei fondi per gli aiuti alle famiglie.

«Abbiamo dei fondi per far fronte a casi di emergenza: in caso di sfratti esecutivi il comune può intervenire pagando tre mensilità di affitto, ma questo potrebbe andare bene per famiglie che hanno problemi di liquidità. Qui invece abbiamo famiglie che si impoveriscono, con contratti di cassa integrazione o mobilità, o che perdono definitivamente il lavoro perché le aziende chiudono o licenziano».

Tutto il meccanismo provinciale del Piano di zona è pensato in modo poco adeguato: si hanno fondi e possibilità di intervento che sarebbero stati ottimali fino a qualche anno fa, ma adesso le fasce più deboli della popolazione raramente hanno problemi temporanei di denaro.

«Siamo in una situazione di emergenza continua. un anno va c’erano circa 1200 persone che chiedevano aiuti al comune, e chi operava nel settore mi ha detto come si trattava di un picco, di come fino a qualche anno fa fossero molti meno. Adesso, a un anno di distanza sono praticamente raddoppiati e ho paura, ho davvero pausa di pensare a quanti possono essere il prossimo anno». Vi sono a oggi circa 2200 famiglie che a vario titolo oggi accedono agli aiuti comunali.

L’assessore Infante cerca di conoscere i singoli casi con numerose visite domiciliari sue e degli operatori sociali, anche per evitare un problema non secondario, ovvero i falsi poveri. «La mancanza di coordinamento che c’era in precedenza ha portato ad alcuni problemi» conferma Donatella Infante «adesso il comune collabora strettamente con la Casa del volontariato, per cui prima di dare un aiuto di un certo tipo possiamo facilmente verificare se quella persona o quella famiglia abbia già ricevuto un aiuto per lo stesso motivo da altri». Non che chi faccia domanda non sia povero, ma si cerca di dare qualcosa a tutti piuttosto che aiutare due o tre volte una stessa persona. «È difficile far capire quanto sia positivo avere tutte le associazioni di volontariato in un posto solo: è più facile coordinarsi con tutti, fare degli operazioni congiunte, distribuire il peso degli aiuti. Le vincenziane aiutano le famiglie che hanno difficoltà con le bollette, con don Luigi ci si coordina con le altre parrocchie per gli aiuti alimentari, il Ser coordina la raccolta e la distribuzione del pane che viene e fatta il mercoledì, e così via ».

Già, il pane. Ogni mercoledì sera presso il Cav viene distribuito il pane avanzato dai fornai martinesi. «Questo è stato un esperimento. All’inizio ci siamo chiesti se pubblicizzarlo o meno. In tre mesi siamo passati da cinque a trentacinque famiglie che prendono il pane, e aumentano. Se avessimo cominciato a pubblicizzare da subito l’iniziativa forse si rivolgerebbero oggi in centinaia, ma così rimarrebbero poche briciole per ognuno».

Ci sono poi i casi particolari, come quello di un operaio in mobilità, con tre figli, la cui più piccola ha un problema di salute: «ho fatto un giro dai vari pediatri per ottenere i campioni gratuiti delle medicine necessarie che sono abbastanza costose» racconta l’assessore «ma casi del genere sono sempre più comuni».

«Certe volte, quando parlo di questi argomenti, ho l’impressione di scontrarmi con un muro di gomma, di incomprensione» racconta Donatella Infante «mi sembra di essere la piagnona di turno che si lamenta di tutto , che quando si tratta del bilancio chiede sempre più fondi. Ma calarsi nella realtà delle famiglie più povere è terribile, si vede una platea di disperazione crescente che rischia di prendere, in alcuni casi, strade troppo vicine al crimine, alla prostituzione, alla violenza».

 

Daniele Milazzo

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