La sua naturale collocazione geografica lo mette in una posizione di primo piano in una Sanità tarantina fortemente martoriata. Intanto, via libera all’applicazione del nuovo piano di riordino.

 

 

L’agognato piano di riordino ospedaliero della Regione Puglia è da circa un mese diventato definitivo sollecitando l’esultanza del governatore Emiliano e meno quella dei cittadini pugliesi costretti perennemente a dover fare i conti con tutti gli effetti penalizzanti derivanti dai tagli già effettuati e dalla chiusura di diversi nosocomi e pronto soccorso in vista, questo l’auspicio, di una migliore ed efficace distribuzione delle risorse in ambito sanitario. Nella sostanza, a perdere è sempre il sacrosanto diritto alla salute con impervie difficoltà da fronteggiare: dalle spese, alle lunghe liste di attesa, alla chiusura, al ridimensionamento, al collasso ed alla precarietà di diverse strutture, alla mancata disponibilità di riferimenti sicuri per tutelare la Salute. Le reali esigenze della Comunità vengono puntualmente messe in secondo piano non attenuando mai quella che, resta a tutti gli effetti, una vera e propria emergenza sanitaria. Condizioni di precarietà difficili in cui operano, va detto, medici ed infermieri molto qualificati. Il danno, è dunque, doppio anche a scapito di valenti professionalità. Su Taranto il solo Santissima Annunziata risulta stabilmente congestionato in quanto confluiscono a quel Pronto Soccorso da ogni parte della provincia ionica, soprattutto dopo la soppressione del Moscati. Ma anche quelli ad esempio che si recavano all’Ospedale Nord di Paolo VI, adesso, per la stragrande maggioranza, confluiscono lì. In questo marasma sanitario ed in assenza di riferimenti veri ben distribuiti, a maggior ragione in tutta la provincia tarantina, ecco che acquisisce sempre più importanza, in virtù della sua straordinaria posizione strategica, l’Ospedale della Valle D’Itria di Martina Franca il quale assorbe, pensandoci bene, le richieste provenienti da ben tre province, ossia quelle di Bari, Brindisi ed appunto Taranto con le rispettive ASL di appartenenza. Infatti, considerando le brevi distanze che separano diversi paesi limitrofi dalla città di Martina Franca, è una costante veder raggiungere il pronto soccorso e l’ospedale della Valle d’Itria, ad esempio dalla vicina Locorotondo ed Alberobello (Bari), da Cisternino, Villa Castelli, Ostuni, Ceglie Messapica (Brindisi), da Crispiano, Statte, Montemesola, Grottaglie, Paolo VI, e via discorrendo (Taranto). Al di là degli aspetti prettamente tecnici del nuovo piano di riordino ospedaliero varato dalla Regione Puglia e che intervengono anche sulle relative classificazioni (ospedali di base, di Primo livello ecc,) che lasciano il tempo che trovano, ci risulta difficile pensare che anche l’ospedale di Martina Franca possa essere veramente declassato o addirittura chiuso per far spazio magari a quello che, nell’immaginario, si intende costruire sulla Fasano-Monopoli. Considerando i tempi biblici di ogni cosa in Italia, e soprattutto quelli della politica e della burocrazia, almeno su questo fronte, c’è da essere fiduciosi. Anche perché l’Ospedale di Martina Franca, pur alle prese con una carenza cronica di spazi, in qualche maniera ha accresciuto le sue potenzialità aumentando ad esempio quattro posti letto nel reparto di chirurgia (si è passati da 18 a 22 posti). Pare, inoltre, che nel breve termine dovrebbero attivarsi anche altri strumenti operativi importanti post-intervento. In un quadro grigio che vede la Puglia bocciata per efficienza sanitaria ed al penultimo posto nella classifica dell’istituto di ricerca economica e sociale Demoskopica sulla scorta di sette indicatori (soddisfazione sui servizi sanitari, mobilità attiva, mobilità passiva, quota di rinuncia a curarsi per le liste d’attesa, spesa sanitaria, quota famiglie soggette a spese socio-sanitarie Out Of Pocket catastrofiche e quota famiglie impoverite a causa di spese socio-sanitarie Out Of Pocket), c’è comunque, almeno a Martina, da essere soddisfatti. “In alcuni casi – ha detto recentemente il governatore Emiliano – le scelte che abbiamo fatto sono state dolorose. E’ stato drammatico scegliere alle volte tra due strutture eccellenti decidendo se dovessero diventare di base o di primo livello. Ma dovevamo decidere e ci siamo presi la nostra responsabilità. Andiamo avanti. Adesso il Piano divenga realtà effettiva. Buon lavoro a tutti”. Tutto molto semplice a parole, ma la Salute non può attendere e reclama a gran voce.

Sandro Corbascio

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