Smantellare la Concordia a Taranto: un’opportunità occupazionale.

L’ on.le Gianfranco Chiarelli (F.I) e l’on.le Michelle Pelillo (PD) hanno presentato ieri al Parlamento un’interrogazione congiunta che riguarda il possibile smantellamento di nave Concordia a Taranto. L’altro porto idoneo potrebbe essere quello di Piombino, ma Taranto è stata recentemente individuata come sito di rilevanza nazionale, e questo potrebbe essere un punto di forza per il capoluogo jonico.  Quest’azione congiunta può essere un esempio di come l’interesse per il territorio possa superare i confini di partito (considerazione personale di chi scrive, opinabile quanto si vuole), in un momento in cui la politica nazionale e locale è alquanto confusa nella ricerca di patti, alleanze e consensi in vista delle prossime (eventuali o certe) consultazioni elettorali. Qualcuno, infatti, parla di propaganda elettorale quando il presidente della regione Vendola chiede al governo di concedere a Taranto lo smantellamento della nave da crociera su cui proprio in queste ore sono in corso i sopralluoghi per accertare cause e responsabilità del disastro. Il porto di Taranto, secondo i critici, non sarebbe attrezzato per un’operazione del genere. Nulla vieta, e questa è sempre una considerazione personale, che eventuali grosse gru o quant’altro necessario per l’operazione possano essere installate per la circostanza, e magari diventare una valida opportunità per eventuali lavori futuri. Ma lasciando da parte ogni considerazione, riportiamo di seguito il testo integrale dell’interrogazione presentata ieri dai due parlamentari jonici. Sarà il lettore a trarre eventuali considerazioni.

Per chiedere, premesso che

•          Lo smaltimento del relitto  della motonave Concordia, pur rientrando nell’esclusiva competenza della Società armatrice, assume un particolare valore sociale, sia per quanto riguarda l’impatto ambientale, che tale rilevante attività comporta, sia per le significative  ricadute di natura economica.

•          La delibera del Consiglio dei Ministri dell’11 marzo 2013, ha definito la nave come “rifiuto” e pertanto assoggettato alla direttiva 2008/98/Ue e al regolamento (Ce) n. 1013/2006. Queste norme, in sostanza, impongono che il rifiuto venga gestito “nel rispetto dei principi di vicinanza e prossimità”. Stando così le cose, pronto anche solo un porto italiano, l’opzione estera non è normativamente percorribile.

•          Definito quanto sopra, sul piano tecnico è acclarato che le condizioni operative più compatibili con la attività di smaltimento sono quelle di un porto che sia prossimo ad uno stabilimento siderurgico.

•          Allo stato i due porti più compatibili risultano essere quelli di Piombino e quello di Taranto.

•          Entrambi i territori sono caratterizzati da una crisi economica ed occupazionale di particolare gravità.

•          Sul piano dimensionale e dello stato dei fatti il porto di Taranto, nell’insieme  complessivo di struttura portuale e stabilimento siderurgico, risulta pronto a svolgere la attività di smaltimento della motonave Concordia.

•          La città di Taranto è stata individuata come sito di rilevanza nazionale e fatta oggetto di diversi provvedimenti normativi orientati a sostenerne il rilancio economico.

Se ritenga istituire un tavolo di confronto con i soggetti deputati alla assegnazione dell’appalto, al fine di meglio definire il perimetro normativo entro il quale l’attività dovrà svolgersi e valutare ogni possibile percorso utile a indirizzare, compatibilmente con i vincoli di natura ambientale ed economica, la scelta del sito destinato a svolgere lo smaltimento.

 

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