Un consiglio comunale aperto a tutti è un consiglio partecipato: ma un consiglio in cui si interviene per quattro ore in continuazione, senza una mediazione e senza che alla fine ne possa scaturire una vera sintesi è un consiglio poco utile. Questo, a turare le somme è il bilancio del consiglio monotematico sul centro storico, affogato da decine e decine di interventi simili e discordi tra loro da parte di associazioni, commercianti, singoli individui e persone che trovano soluzioni per posti che non abitano: parte degli interventi infatti è venuta da chi pur sentendo spiritualmente vicino a sé il centro storico martinese non lo conosce, non ci vive, non sa come comportarsi al riguardo.
Tutti amano il centro storico, non tutti lo conoscono, meno ancora si preoccupano del cuore antico della città, troppi propongono soluzioni incompatibili, come quella di un servizio di minibus (per andare da dove a dove?).
I nodi principali della discussione, però, a volerli esaminare sono questi: traffico (chiesto dai commercianti, ma malvisto dagli altri); parcheggi, che è sempre una parte del traffico automobilistico, sui quali pochi sembrano avere le idee chiare; necessità di conservare e preservare la bellezza del centro storico e farne una piccola bomboniera per turisti curiosi.
Ad oggi solo in pochi parcheggiano all’interno del centro storico, quasi tutti residenti; sono circa una quarantina che infrangono costantemente i divieti di accesso e di sosta nella zona a traffico limitato, e lo fanno per un misto di pigrizia, comodità e impossibilità di trovare un altro parcheggio presso la propria attività o la propria casa. Poi ci sono quelli che parcheggiano abusivamente per arrivare più facilmente in centro – sia per andare presso l’ufficio postale, sia per prendere un caffè.
Ma le auto non si possono eliminare dalla vita né sarebbe pensabile chiedere a chi abita nel centro storico, specialmente se anziani, di non fare la spesa, né si può chiedere loro di portare a mano bustoni pesanti o casse di acqua dai parcheggi di via Mercadante o via Bellini fino a casa.
Una mediazione tra le varie proposte avanzate sarebbe quella di una gestione attenta dei parcheggi, per garantire a quasi tutti i residenti del centro storico una apertura limitata al traffico, che preservi però l’attuale ztl e faccia rispettare finalmente la legge: se non ci devono stare auto non devono esserci punto e basta. È ridicolo posizionare durante le festività il segnale di divieto di sosta in piazza Maria Immacolata per il giorno tot dalle ore x alle ore y. Per poter garantire un servizio più efficiente, visto che il centro storico ha solo alcuni accessi carrabili, non sarebbe male inserire, non dico i “funghi” elettronici che sbarrano la strada e consentono l’accesso ai soli residenti, ma magari un sistema meno invasivo, simile al telepass, che faccia arrivare una bella multa a casa alle auto che entrano dove non dovrebbero. Chi scrive ha ricevuto tempo fa una multa del genere per essere passato in una strada del centro storico di Bologna – non avevo visto il cartello della ztl, ma se ci dovessi andare di nuovo oggi starei molto più attento. Con una gestione più chiara del traffico interno del centro storico, si può poi finalmente pensare a risistemarlo sul piano economico: cercare di capire dove siano i locali sfitti, individuare dei possibili percorsi, accordarsi con Confartigianato e Confindustria, che hanno espresso la loro assoluta disponibilità a installare delle “vetrine” di prodotti del territorio purché gli affitti siano contenuti. Si potrebbe pensare a una serie di punti di interesse sparpagliati in posti differenti, o riuniti in zone, dove unire, soprattutto nella programmazione estiva, una serie di piccoli negozi – utilissimi per i turisti, che possano vendere oggetti non pesanti, souvenir, enogastronomia, etc – eventi culturali e musicali. Non sarebbe bello vedere, come per la prima volta quest’estate, dei ragazzi suonare sui tetti di uno dei negozi più antichi del centro storico? È vero, forse il negozio in questione non avrà avuto un ritorno immediato. Ma l’abilità di chi crea eventi con tante persone sta anche nel saper gestire il pubblico, indirizzarlo verso i negozi, spingerlo ad acquistare, e ottenere da quegli esercenti un incentivo a lavorare di più.
Si sarebbe potuto parlare di tutto questo, magari seriamente. Si è preferito però al termine degli interventi dei cittadini, leggere documenti già preparati e votare indirizzi generici su cui si può trovare un accordo generico.

Daniele Milazzo

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