Nel caso Ilva c’è anche da registrare, oggi, una lettera molto bene impostata sul piano formale, esplosiva nei contenuti. Una lettera di risposta a una missiva che Bondi, a fine giugno, aveva inviato ad Assennato.

Così oggi, praticamente il responsabile dell’agenzia regionale di prevenzione ambientale (Arpa) Giorgio Assennato, comunica al commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Bondi, che terrà, lui Assennato, una relazione a Basilea, il 21 agosto, in un convegno mondiale. Tema: i rischi legati alla produzione di acciaio a Taranto. Il convegno è organizzato dalla Società internazionale di epidemiologia ambientale, Isee.

“Evidentemente il comitato scientifico del convegno”, scrive Assennato a Bondi (e per conoscenza anche ai vari Vendola e responsabilid ella sanitò regionale e territoriale) “non ha condiviso il suo giudizio sull’inattendibilità del nostro lavoro sulla valutazione del danno sanitario prodotto dall’Ilva”.

E non è finita qui: Assennato ha colto l’occasione per ricordare a Bondi che l’Ilva si era sempre sottratta dall’impegno di sostenere la creazione di un centro ambiente e salute a Taranto, che ora però vedrà finalmente la luce “dopo mie reiterate richieste” rimarca il responsabile dell’Arpa Puglia.

E dopo avergliene dette quattro, Assennato per Bondi ne ha ancora: “mi auguro che Ella voglia modificare questo sterile approccio negazionista e voglia assicurare il contributo di Ilva allo sviluppo scientifico e culturale del territorio, in piena sinergia con le istituzioni locali”.

Assennato lo sarà pure, diplomatico zero. Ma avrà pensato: quanno ce vò ce vò. E che diamine.

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