Di seguito un intervento del presidente provinciale Acli di Taranto, Cataldo La Fratta:

Ci sono tutti gli ingredienti per fare di Taranto una bomba economico/sociale in grado di inquinare, come e peggio dell’inquinamento che i proprietari e non dell’ILVA hanno provocato negli ultimi cinquant’anni.

Taranto è martoriata, distrutta e perduta, ancora una volta, da un lassismo che sembra studiato a tavolino, che sembra voluto da una mano occulta che adombra i cervelli di coloro che istituzionalmente sono preposti alla soluzione degli incomprensibili dilemmi che da più mesi ci tiene col fiato sospeso: Ambiente – lavoro, Governo – Magistratura.

E’ indubbio che le uniche azioni fattive e di significato fatte, dalla società civile,  dal e sul territorio sono state: le dignitose, composte e civili manifestazioni dell’APE-CAR, e le manifestazioni degli operai che seppure stanno attraversando un momento tragico e difficile per il loro futuro e per le loro famiglie hanno  dimostrato un notevole senso di equilibrio e di pazienza, aiutati anche dalle innumerevoli, amorevoli  e confortanti parole, a loro rivolte, di S.E. Mons. FILIPPO SANTORO.

Bisogna rispettare questi unici due pezzi di società civile che hanno dato vera voce e vera  dignità al diritto alla salute e al lavoro. Bisogna che le grida assordanti, delle giuste e necessarie associazioni, che rivendicano  diritti costituiti  SACROSANTI si plachino,  perché tutti insieme cozzano tra di loro.

Se  l’ILVA con i suoi vari stabilimenti  è di importanza strategica, è indispensabile mettere in campo azioni di eguale caratura da parte delle uniche due istituzioni che possono farlo, cioè la Magistratura e il Governo.

La Magistratura continuando nella sua egregia azione, applicando le leggi per impedire il compiersi di altri misfatti.

Il Governo che sinora ha fatto un minimo e infruttuoso sforzo con l’emanazione dell’AIA, dando quel colpo d’ala necessario a far si che la soluzione del problema possa essere vista, anche se non nell’immediato, perlomeno, a medio termine emanando delle leggi speciali che pongono l’ILVA nella piena disponibilità dello STATO sino al ripristino delle condizioni di vivibilità e di lavoro necessarie e improntate al rispetto di TARANTO e dei TARANTINI. Questo perché se  l’ILVA è di importanza strategica, il caso non può essere lasciato nelle mani di altri se non lo STATO e la MAGISTRATURA.

Vorrei rammentare che le persone sono soggette a due tipi di morte, la morte fisica e quella civile. La morte fisica annienta il corpo e rende l’anima a DIO. Quella civile annienta l’anima in vita e abbrutisce il corpo. La morte civile avviene quando i genitori non possono più curare la famiglia, non la possono sfamare, non possono più soddisfare i loro più elementari bisogni. Tale situazione a lungo andare sfocia in gesti inconsulti ed eclatanti.

Per evitare ciò è necessario che cessino: i frastuoni, le invettive, i sondaggi, i referendum, ecc.

Solo le Istituzioni possono e devono risolvere l’enorme problema che rappresenta l’ILVA di Taranto; per Taranto, la Nazione e l’Europa.

I tarantini hanno bisogno di lavorare in un ambiente risanato. Taranto ha bisogno che il mostro che per anni l’ha martoriata, l’ha inquinata, gli ha rubato i giardini delle cozze, le sue limpide e fresche coste, la ripaghi facendo affluire e restare sul territorio gli enormi utili che per anni ha traghettato in altri posti e per altri fini. Senza dimenticare la cosa più importante, la cura ed il risarcimento dei danni provocati a tanti bambini defraudati del loro domani, perché la parola morte sarà sempre nei loro pensieri, e li farà  vivere nell’incertezza e nella precarietà del domani. Così anche per i cittadini tutti e per coloro che ancora non sono nati ma che si troveranno a pagarne il conto economico-sociale e di salute.

I Riva certamente hanno lucrato inquinando, hanno lucrato provocando decessi colpevoli che si protrarranno nel tempo e negli anni. E’ certo, quindi,  che non sono soggetti affidabili per cui il   Governo ha il dovere di provvedere con confische e nazionalizzazioni dei beni di proprietà, alle bonifiche ed ai risarcimenti di vario tipo e grado, che certamente non pareggeranno il conto.

Il Governo deve mostrare più rispetto per la città di Taranto, per i cittadini che la vivono, ma soprattutto verso coloro che ancora non sono nati ma che  si troveranno a pagarne il conto.

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