Apprendere e divulgare la notizia che i sindaci si rivoltano contro il governo centrale in tema di materia fiscale, può avere un duplice risvolto. Da un lato, il fatto che i primi cittadini della provincia di Taranto si riuniscano e firmino un manifesto congiunto può essere considerato senz’altro positivo. Vuol dire, in un certo senso, che chi amministra le città si fa carico dei problemi sollevati da chi rappresenta e li rende noti a chi ci governa, senza divisioni ma con un unico intento comune. Dall’altro, può essere preoccupante rendersi conto che le amministrazioni locali viaggino in senso inverso rispetto al governo centrale. Ci viene in mente l’apologo di Menenio Agrippa, il quale riuscì a convincere i plebei, impegnati in uno sciopero rivoluzionario sul Monte Sacro, a riprendere il loro posto nella città, raccontando loro il celebre apologo. Nella sua favola si raccontava come le mani, che erano scese in sciopero perché stanche di lavorare per uno stomaco che appariva loro ozioso e parassitario, dovettero presto rendersi conto che erano loro le prime ad essere indebolite dalla protesta, che lasciava non solo lo stomaco, ma l’intero organismo senza nutrimento. E’ vero che la società è costituita da organi che devono fare ognuno la propria parte. Forse, però, i sindaci in rivolta sono un segnale che l’organo centrale comincia davvero a non farla, la sua parte.

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