La banca di credito cooperativo di Alberobello e Sammichele di Bari è commissariata da due mesi per gravi irregolarità gestionali. La banca d’Italia, come ribadisce anche oggi un articolo di Repubblica, ha usato il pugno di ferro nei confronti dell’istituto di credito cooperativo del nostro territorio. E se ne occupa in maniera molto approfondita l’antimafia perché l’ipotesi è di quelle terribili: nel consiglio di amministrazione disciolto della banca, si ipotizza ci fosse un prestanome di Matteo Messina Denaro, ovvero, attualmente, il capo dei capi di Cosa Nostra, l’erede dei vari Riina e Provenzano al vertice della cupola.

Cose che abbiamo visto nei film, drammatizzate: cose che abbiamo spesso ascoltato nei telegiornali, sempre pensando alla Sicilia. Inimmaginabile che il nascondiglio, o un nascondiglio, del tesoro mafioso, o addirittura del capo della mafia, fosse nel nostro territorio. Ma l’antimafia questo ipotizza.

Tutto parte, secondo la ricostruzione giornalistica di Giuliano Foschini, dalle dichiarazioni di un pentito e dalla titolarità, negli anni scorsi, di una società in odore di mafia, in capo a Maria Grazia Susca. Componente del disciolto consiglio di amministrazione della banca di credito cooperativo di Alberobello e Sammichele di Bari. Si indaga a Bari e Trapani, e nella città siciliana, si indaga in relazione a quello che è considerato il personaggio principale della vicenda: Vito Tarantolo, di Erice, considerato prestanome di Messina Denaro. L’imprenditore siciliano Tarantolo, secondo un pentito, era socio occulto della Smg, società immobiliare, che fino al 2005 era intestata a Maria Grazia Susca. La quale, in quello stesso anno (secondo Repubblica) vendette le quote a Giuseppe Ruggerello, uomo di Tarantolo, e Vito Sortino.

Insomma, un’indagine di mafia, la mafia quella vera, quella dei vertici, riguarda il nostro territorio. La banca è commissariata, dunque l’attività si svolge regolarmente. Le inquietudini rispetto al passato ci sono tutte. Un passato che, potrà non entrarci niente, è anche fatto di rapporti con le amministrazioni locali, compresa quella di Martina Franca. Rapporti commerciali che fino a prova contraria sono corretti, sia chiaro. E soldi, tanti soldi, da correntisti privati e imprese del nostro territorio. Che c’entra l’ipotesi di organizzazioni mafiose, di vertici della mafia, con questo laborioso territorio? Chiarire al più presto e, dove necessario, pulire. A fondo.

(foto: una sede della banca di credito cooperativo di Alberobello e Sammichele di Bari)

Un pensiero su “Mafia: Bcc di Alberobello, l’ombra del capo dei capi”
  1. Chi sa cosa hanno da dire i principali responsabili aziendali di questa importante e patrimonialmente solida BCC e cioè, il nuovo Presidente eletto il 24 dicembre 2011 dall’Assemblea dei soci,un noto avvocato con studio in Bari e Alberobello, i tre Vice Presidenti, nominati subito dopo l’assemblea dal nuovo Consiglio di Amministrazione, il nuovo Direttore Generale venuto dal Veneto, dimessosi il 2 luglio 2013, così come comunicato a tutto il personale con una sua bella lettera che prende spunto da una nota canzone di Celentano “ciao ragazzi ciao..”

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