La sede di Martina Franca del Giudice di Pace resterà aperta, nonostante negli scorsi mesi i tagli decretati dalla spending review avessero imposto la chiusura. Con la Legge 14 settembre 2011 n°148 veniva infatti conferita al Governo la delega per procedere alla riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli Uffici Giudiziari. In attuazione di tale delega, con D. Lgs. n°156 del 7 settembre 2012 è stata disposta la soppressione degli Uffici del Giudice di Pace, compreso quello di Martina Franca.

In «soccorso» del GdP è però arrivata la rassicurazione di Pasquale Lasorsa, Assessore al contenzioso (nonché vicesindaco), che ha dichiarato che “L’articolo 3 del detto D. Lgs. n° 156/2012 prevede la possibilità per i Comuni di chiedere il mantenimento degli Uffici del Giudice di Pace, «facendosi integralmente carico delle spese di funzionamento e di erogazione del servizio giustizia,ivi incluso il fabbisogno di personale amministrativo che sarà messo a disposizione degli enti medesimi»; nel mentre rimarranno a carico dell’amministrazione giudiziaria unicamente la determinazione dell’organico del personale di magistratura onoraria e la formazione del personale amministrativo”.

In sostanza il Comune ritiene il GdP di primaria importanza in città “Assicurando un facile accesso alla giustizia ai cittadini, in tempi celeri, con modalità processuali snelle e addirittura, in alcune ipotesi, senza la necessità di ricorrere alla difesa tecnica. La stessa importante funzione conciliativa delle controversie svolta dal Giudice di Pace, rappresenta una fondamentale funzione di deflazione del contenzioso minore. La soppressione dell’Ufficio del Giudice di Pace, priverebbe, pertanto, i cittadini di Martina Franca di un interlocutore immediato e comporterebbe un notevole disagio per i cittadini (comunque interessati, in varia veste, parti giudiziali, testimoni, tecnici, legali) che dovrebbero raggiungere la città di Taranto, con costi più elevati e dispendio di tempo maggiore”.

Questo, secondo Lasorsa, scoraggerebbe anche i cittadini ad adire, anche in funzione conciliativa, l’istituzione giudiziaria più vicina alle esigenze della cittadinanza. Dopo alcuni incontri preliminari, si è inoltre prevista l’integrazione dello staff, attraverso il reperimento di un cancelliere e due operatori, che il Comune potrebbe prelevare da personale già dipendente (la cui formazione suppletiva sarebbe a carico del Ministero). Riguardo ai locali, Lasorsa precisa che il contratto di locazione è già caricato sul Bilancio, e che “ove dovessero rendersi disponibili locali comunali idonei allo svolgimento della funzione giudiziale in parola, si valuterà l’opportunità di un trasferimento”. Ora la palla passa al Ministero di Giustizia, che dovrà decidere se il Giudice di Pace è davvero uno strumento imprescindibile per i cittadini, oppure se si tratta solo di una voce del Bilancio eliminabile senza troppe preoccupazioni, in nome della sempiterna spending review.

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