Dopo il consiglio monotematico sulla sanità non si placano le polemiche attorno all’ospedale martinese. Il capogruppo del Pdl di Martina, Giacomo Conserva, accusa di incapacità la maggioranza, “Incapacità organizzativa a cui però riteniamo si associ  anche l’arroganza tipica della sinistra, che  al confronto democratico  preferisce ancora il  plebiscitarismo alla bulgara”. Questo riguardo non solo gli indirizzi di governo votati al termine del consiglio, ma anche sulle modalità di intervento nella discussione in consiglio comunale che dalle cinque e mezza è terminata quasi alle dieci di sera. “Tanto valeva allora che il tutto si fosse svolto a Bari!” conclude Conserva.

Non ha tutti i torti nel sostenere l’assenza sostanziale di un dibattito, ma per un problema semplicissimo, di logistica: il gran numero di consiglieri regionali e associazioni che hanno voluto dire la loro ha limitato necessariamente il tempo che avrebbe potuto essere dedicato al dialogo, alle richieste e alla discussione pacata tra Attolini e i consiglieri comunali. Per carità, forse lo si sarebbe potuto fare lo stesso, ma a patto che il consiglio comunale terminasse a notte inoltrata. Ciò che è stato risposto ai martinesi da Attolini e Pentassuglia, comunque, è che l’ospedale non chiude, anzi, a partire da oggi inizieranno i lavori per le nuove cucine e il completamento dei reparti. Sono risposte rassicuranti, certo, sul breve periodo, ma non sul lungo: se verrà creato il fantomatico ospedale della valle d’Itria a Monopoli, cosa ne sarà di quello martinese? Ecco, è probabile che se quest’ultimo progetto vada avanti, non entrerà a regime prima di una decina di anni. Fino ad allora, tutto è possibile.

È proprio la mancanza di certezze per il futuro che preoccupa il consigliere regionale Chiarelli, secondo il quale “Attolini ha confermato tutte le nostre preoccupazioni: non sarà attivato l’UTIC, né ripristinati i reparti soppressi; il futuro resta ancora una grande incognita”. Le risposte fornite da Attolini sono state definite da Chiarelli come non concrete, e in loro vece “si sarebbe preferito vedere dei fatti”. D’altro canto, però, viene da chiedersi quali fatti concreti potevano essere portati dall’assessore regionale: in questo momento di riordino e di grandi incertezze organizzative nell’intera sanità regionale è lecito pensare che l’ospedale di Martina non sia al primo posto dei pensieri di Attolini.

Daniele Milazzo

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