Sabato prossimo, nel salone della Società operaia, si discuterà di viabilità nel centro storico e di parcheggi. Sono invitati i residenti, gli esercenti e i proprietari. A organizzare la riunione è Mario Motolese con l’associazione Voglia di Martina, che come avevamo già accennato in un articolo precedente, si sta occupando di raccogliere adesioni e consensi per cercare soluzioni possibili al problema della viabilità. All’incontro si cercherà di fare il punto sulla situazione, ascoltare i vari problemi e le lamentele. Si cercherà anche un incontro con il comandante dei vigili Zingarelli e con l’assessore competente, Pasquale Lasorsa, ma non sappiamo quando avverrà.

Fin qui i fatti: ma occorre aggiungere almeno due cose. La prima è che trovare una soluzione alla viabilità martinese appare di una difficoltà paragonabile al trovare la quadratura del cerchio o il moto perpetuo, dato che il numero di auto è decisamente maggiore al numero di parcheggi disponibili. Questo è un dato di fatto materiale.

La seconda è che se il martinese medio non parcheggia la propria auto entro un raggio di 30-35 metri dalla propria destinazione bolla come “distante” quel posteggio. Questo è un dato di fatto puramente antropologico. Come corollario a questo enunciato va aggiunto che se un posteggio è “distante” ci si lamenta con conoscenti o amici, si gira ancora in auto alla ricerca di un posto più vicino o si attende che qualcuno vada via da un posto che si desidera. Nel caso in cui non sia possibile parcheggiare regolarmente, si parcheggia senza problemi su strisce pedonali e scivoli per disabili, un po’ meno ambiti sono i parcheggi di fortuna davanti a passi carrabili (“sai mai che qualcuno deve uscire e mi fa spostare la macchina“, pensa il martinese medio) e quelli agli angoli delle strade (“ancora poi mi graffiano la macchina quando svoltano“). Questo comportamento è incoraggiato dalla scarsità di vigili e dalla tendenza, specie in passato, di farsi annullare le multe dal giudice di pace o dall’amico dell’amico.

Ciò rende particolarmente affollati alcuni punti della città in alcune ore, punti che si vorrebbe riservare come spazi di parcheggio agli abitanti del centro storico. Un esempio? Provate a circolare su Via Mercadante all’altezza di una nota macelleria. Ho visto macchine in tripla fila che restringevano la carreggiata a un senso unico alternato, golosi pancioni di mezz’età che inveivano contro gli automobilisti perché “ueh, che due minuti ci metto!” e nonne stanche abbandonate nelle auto in doppia fila ad aspettare il il nipote col marretto.

Dimenticavo una terza considerazione, in realtà una domanda ai lettori. Quante auto saranno parcheggiate abusivamente nelle vicinanze della Società operaia mentre all’interno si discuterà di come regolamentare i parcheggi?

Daniele Milazzo

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