Questa è una storia vera.
Una ragazza che lavorava in un esercizio commerciale, vittima di un incidente stradale, si è vista recapitare a casa, mentre era in malattia, si badi, la lettera di licenziamento. Tecnicamente può anche sembrare ineccepibile, visto che pochi giorni dopo sarebbero scaduti i termini del suo contratto, ufficialmente a tempo determinato e part-time, in pratica fatto di turni da 12-13 ore al giorno. Umanamente, adesso la ragazza è a casa, cerca un lavoro, ma non può regolarizzare la propria situazione perché ancora è in piedi un contenzioso legale con il suo ex-datore. Forse, di casi come questo ce ne sono tanti. Non vogliamo entrare nel merito della diatriba legale, non ne abbiamo competenza né conosciamo a fondo le posizioni di entrambe le parti. Una considerazione però vogliamo farla. «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». Articolo uno della Costituzione Italiana. «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto». Articolo quattro della stessa. Forse è l’ora che tutti tornino a ricordarlo. Si parla tanto di tagliare il costo del lavoro, perché anche i datori (che poi sono anch’essi lavoratori) non siano oberati da tasse e incombenze che poi li mettono in difficoltà, facendo poi scivolare tutto il peso sui dipendenti. Sì, ma quando? Perché ai giovani non venga tolta la dignità. E, con essa, la speranza stessa.

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