L’archiviazione definitiva richiesta anche dall’Antimafia nei confronti delle indagini sull’operato dell’avv. Gianfranco Chiarelli mi riempie di soddisfazione, a me suo amico da sempre, ma al contempo mi suggerisce una serie di riflessioni. Questa vicenda, ancora una volta, riapre l’antica questione mai risolta della sovraesposizione mediatica, del rumore assordante di parole e titoli 

lanciati come dardi avvelenati. Eppure la nostra regola giuridica vuole che vi sia la sospensione del giudizio fino al terzo grado processuale. Così non sembra essere per chi fa politica, per i quali nel momento in cui si è indagati si è automaticamente condannati, con gravissimo nocumento
alla vita sociale e anche lavorativa del soggetto interessato. Non è possibile che in Italia si sia giustizialisti o garantisti a seconda  del soggetto delle indagini e dei processi. Le ultime vicende che hanno toccato l’on. Fitto e l’on. Vendola sono emblematiche e il mio pensiero va a  quanti si sono divertiti, in questi anni e in questi mesi, a ricamare su fatti e  indiscrezioni soltanto per gettare fango sugli avversari politici. Oggi, la politica tutta per riconquistare autorevolezza e dignità deve anche
cambiare atteggiamento e stile nei confronti dei fatti giudiziari in attesa di una riforma complessiva che riconsegni equilibrio al sistema dei rapporti tra i poteri dello Stato. Al Consigliere Regionale Gianfranco Chiarelli , mio amico da sempre e da tempi non sospetti, l’augurio di una proficua azione politico-istituzionale a tutela degli interessi di questo territorio.

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