Linee guida, il sequestro e la confisca dei beni delle organizzazioni criminali ed il contrasto all’usura e all’utilizzazione del sistema finanziario per finalità di riciclaggio

“Nel corso del 2013, in 22 distinte operazioni di servizio condotte nei confronti di alcuni sodalizi criminali della provincia jonica, le complesse ed articolate indagini nonché gli accertamenti patrimoniali eseguiti, hanno consentito di verificare la posizione reddituale di 54 persone, le quali avevano attribuito fittiziamente a congiunti e prestanomi la titolarità di aziende, beni mobili ed immobili nonché disponibilità monetarie, al fine di reinvestire il denaro proveniente dalla perpetrazione dei reati di usura e traffico di sostanze stupefacenti. Complessivamente sono stati sequestrati beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa 2,2 milioni di euro”. Comincia così una nota stampa della Guardia di Finanza in merito alla lotta alla criminalità organizzata nella provincia jonica. Due sono i settori strategici nei quali le Fiamme Gialle intervengono per contrastare la criminalità: il sequestro e la confisca dei beni delle organizzazioni criminali; il contrasto all’usura e all’utilizzazione del sistema finanziario per finalità di riciclaggio, per “proteggere il sistema economico dalle infiltrazioni criminali e dall’accumulo di patrimoni illeciti, che alterano le regole di funzionamento dei mercati e della concorrenza”.

Di seguito il prosieguo della nota stampa: “Nella lotta al reimpiego di denaro proveniente da reati, sono state eseguite 11 ispezioni antiriciclaggio ed approfondite 78 segnalazioni per operazioni sospette, all’esito delle quali 15 persone sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria; sono stati altresì individuati e ricostruiti flussi di danaro oggetto di riciclaggio per 116 mila euro. Il contrasto al fenomeno dell’usura si è sostanziato, nel complesso, con l’arresto di 7 persone. Particolarmente significativa l’operazione denominata “FIGARO”, all’esito della quale sono state tratte in arresto 5 persone per i reati di usura ed esercizio abusivo di attività finanziaria, con il sequestro preventivo di 2 immobili, 2 autovetture e 3 polizze assicurative. In tale contesto lo specifico reato di usura è stato applicato per i casi in cui è stata accertata la misura di tassi di interesse praticati oscillanti tra il 90 ed il 160% annuo. L’attività di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti, particolarmente incisiva nel capoluogo jonico, ha evidenziato che alcuni quartieri di Taranto hanno assunto la connotazione di vere e proprie “piazze di spaccio”, caratterizzate dalla presenza di numerose persone coinvolte nella specifica attività delittuosa, spesso legate da vicoli di parentela. Numerosi assuntori di sostanze stupefacenti, tra i quali molti giovanissimi, provenienti anche dalle limitrofe province di Brindisi, Matera e Bari, si recano appositamente presso detti quartieri per acquistare la droga. Nel decorso anno 2013 è da ritenersi di tutta evidenza l’attività di servizio denominata “DUOMO 2011”, portata a termine con l’arresto di 39 persone appartenenti ad un’associazione per delinquere di stampo mafioso tarantina (clan TAURINO), dedita al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, operante nella città vecchia. Detta associazione mafiosa ha garantito nel tempo un continuo approvvigionamento di droga, rifornendo capillarmente e sistematicamente aree di mercato sempre più vaste. L’operazione di servizio ha preso il nome dalla via ove è situato il Duomo dedicato al Santo Patrono di Taranto, lungo la quale erano allocati 2 circoli ricreativi che fungevano da “centrali” per l’illecita attività e che sono stati sottoposti a sequestro, quale misura di prevenzione patrimoniale. Altre 2 importanti operazioni antidroga conclusesi nel 2013, denominate “UNDERTAKER” e “EL CHICO”, hanno portato all’esecuzione di 34 arresti nei confronti di appartenenti a due consorterie criminali operanti oltre che a Taranto anche a Milano, Napoli, Bari e Brindisi. Per quanto concerne gli oli minerali, è stata portata a termine una poderosa attività di servizio denominata “MARENERO” nei confronti di un’associazione per delinquere finalizzata alla perpetrazione del reato di contrabbando doganale e di violazioni alle norme del T.U. sulle Accise. Detta organizzazione criminale operava:

– appropriandosi indebitamente di ingenti quantitativi di gasolio “bunker” destinato alle navi e quindi favorito da regime fiscale agevolato, per l’illecita distrazione al mercato nero;

– sostituendo metodicamente e capillarmente quantitativi di carburanti “finiti” in uscita dalla Raffineria ENI di Taranto, con prodotti petroliferi “grezzi” non commercializzabili, per poi rivendere i prodotti “finiti” al mercato nero a compiacenti titolari di depositi e distributori stradali di carburanti. I prodotti petroliferi “grezzi”, invece, venivano consegnati ai legittimi destinatari dei trasporti in uscita dalla Raffineria, i quali, ignari delle sostituzioni effettuate, immettevano al consumo prodotti non raffinati miscelati anche con acqua.

A tal riguardo, sono stati eseguiti 73 arresti e denunziate a piede libero 59 persone (tra dipendenti della Raffineria ENI di Taranto, spedizionieri doganali, titolari di depositi e distributori stradali di carburanti, soci ed autisti di aziende di autotrasporto di prodotti petroliferi), con il sequestro di 28 autocisterne, per un valore complessivo di 7 milioni di euro, 2 tonnellate di carburanti e l’accertamento di ulteriori 5 tonnellate di prodotto consumato in frode.

Il mercato del falso non conosce crisi e anche nella provincia jonica il fenomeno è in costante aumento. Lo dimostrano i controlli eseguiti dalla Guardia di Finanza che, nel corso del 2013, hanno portato al sequestro di circa 3 milioni di prodotti contraffatti o pericolosi con la denuncia all’Autorità Giudiziaria di 168 persone.

L’attività del Corpo è stata rivolta ad individuare i luoghi di illecita produzione delle merci contraffatte, i canali di importazione, nonché i luoghi di stoccaggio e di destinazione finale. L’illecita attività risulta sempre più gestita da organizzazioni transnazionali, che immettono sul mercato prodotti non conformi alla normativa comunitaria e pericolosi per la salute e la sicurezza dei consumatori.

A tal riguardo il Comando Generale della Guardia di Finanza ha ultimato ed attivato dal 1° gennaio del corrente anno il Sistema Informatico Anti-Contraffazione (S.I.A.C.), accessibile all’indirizzo internet http://siac.gdf.it, che costituisce uno strumento di divulgazione e informazione per gli utenti della rete e per gli operatori economici.

Si tratta di un progetto, finanziato dalla Commissione Europea con i fondi riservati al Programma Operativo Nazionale “Sicurezza per lo sviluppo 2007/2013”, che è stato affidato dal Ministero dell’Interno alla Guardia di Finanza, la quale riveste un ruolo di centralità nello specifico comparto operativo, e che si pone essenzialmente l’obiettivo di: consentire una più completa e mirata attività di analisi di rischio nel contrasto all’”industria del falso”; consolidare, anche mediante l’interoperabilità del S.I.A.C. con altre banche dati, le linee di cooperazione con le Forze di Polizia e gli altri apparati istituzionali (nazionali e internazionali) coinvolti nella lotta alla contraffazione, rafforzando, altresì, i rapporti di partenariato con il mondo imprenditoriale.

Nel corso del 2013 sono state portate a compimento due importanti operazioni nello specifico settore:

“MENDACIS”, nel corso della quale sono state eseguite 2 operazioni di servizio nei confronti di due persone di etnia cinese titolari di depositi all’ingrosso con sede a Modugno (BA) e Bari, nel corso delle quali sono stati sequestrati circa 1.650.000 prodotti (fra giocattoli, articoli di cancelleria e di ferramenta, accessori per cosmesi, articoli casalinghi vari, lampadine, fornelli elettrici e lettori multimediali ed audio/video) di genere pericoloso, con brevetti contraffatti e con marcatura “CE” mendace. I predetti operatori commerciali sono stati denunziati all’Autorità Giudiziaria per i reati di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi e mendaci ed immissione sul mercato di prodotti pericolosi.

 “D.O.C.”, nell’ambito della quale è stato sottoposto a sequestro un ingente quantitativo di prodotti vitivinicoli (circa 180 mila litri) illecitamente commercializzati da un’impresa abruzzese, contraddistinti da etichettatura non propria, di esclusiva pertinenza di una cantina sociale con sede a Manduria. Tre persone sono state denunziate all’Autorità Giudiziaria, per i reati di frode in commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci”.

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