Continuano le testimonianze, tra integrazioni e paure, dei nostri concittadini in Gran Bretagna per lavoro, dopo l’omicidio di Joele Leotta. 

L’omicidio del 19enne italiano in Gran Bretagna ha gettato tutti nello scompiglio e continua ancora a far discutere. Gli inquirenti britannici non hanno confermato  le prime notizie, secondo cui Joele Leotta avrebbe pagato con la vita perché italiano e stanno lavorando anche su altre ipotesi. Restano comunque alcune testimonianze che raccontano del gruppo (del quale facevano parte i quattro lituani incriminati per l’omicidio) che si sarebbe accanito su Joele gridando “Voi italiani ci rubate il lavoro”. Il giovane, originario della provincia di Lecco, era in Gran Bretagna da dieci giorni per migliorare il suo inglese ed aveva trovato lavoro nel mondo della ristorazione.

Molti nostri connazionali sono emigrati in Gran Bretagna in cerca di occupazione, come rivela una ricerca di Coldiretti, secondo la quale sono 4688 gli italiani under 40 che cercano fortuna in quel territorio. Tra di loro, ci sono anche alcuni martinesi e cittadini limitrofi, che lasciano famiglia, affetti e luoghi del cuore per emigrare in una terra, forse, più foriera di opportunità. L’articolo pubblicato ieri dalla nostra Aurelia Simeone ci ha riportato le impressioni di Alessio, che ha parlato di un positivo rapporto tra italiani ed inglesi. Ma le esperienze esistenziali non sono tutte uguali e, per continuare a raccontare la vita dei nostri concittadini in Gran Bretagna, abbiamo ascoltato altri martinesi-londinesi che lavorano lì.

Tra i tanti, abbiamo raccolto la testimonianza di un ventenne ragazzo della Valle d’Itria, in Gran Bretagna da un anno esatto, di cui riportiamo, per sua volontà, soltanto le iniziali: C.C. Anche lui, come Joele, lavora nel mondo della ristorazione, per cui ha ben presente la diffidenza con cui sono accolti gli italiani in questo settore: “Ho sentito di sfuggita ciò che è accaduto su Facebook – esordisce il nostro intervistato – e sinceramente non sono rimasto così sorpreso o scandalizzato. Qui in Gran Bretagna gli italiani non sono visti di buon occhio. E’ difficile trovare un perché a questo atteggiamento nei confronti dei milioni di nostri concittadini che emigrano in Inghilterra o Germania. Il Paese Italia qui è subito associato alla parola mafia e al meraviglioso cibo che c’è nella nostra nazione. Queste potrebbero essere due valide ragioni per scaturire sentimenti di ‘gelosia’ ma nello stesso tempo ‘disprezzo’ nei nostri confronti. Mi spiego meglio. Nelle cucine di Londra ormai ci lavora solo gente francese e italiana nell’80 % dei casi. Questo ovviamente provoca un sentimento di fastidio verso italiani e francesi da parte di chi non riesce ad inserirsi in questo ambito. Il termine ‘Mafia’, inoltre, non ci fa onore, anzi. Mafia, nel senso pratico del temine, vuol dire ‘essere pronto a rubare il prossimo’, ‘Avere la predisposizione a trasgredire le regole’, e ovviamente, in paesi civilissimi come Germania e Inghilterra, in cui le regole la fanno da padrone, tutto ciò diventa un motivo per disprezzare i nostri connazionali. Ovviamente come terzo motivo, e qui parlo in maniera generale e forse qualunquista, la gente stupida nel mondo esiste a prescindere dalla nazionalità e il luogo in cui ti trovi”.

Di tutt’altro tenore la testimonianza di Fedele Sforza, in Gran Bretagna da tre anni, dove si occupa del ricevimento in un hotel a 5 stelle: “Sinceramente  – ci ha rivelato il 29enne martinese – fino a ieri sera non sapevo della notizia, che comunque mi sembra non poco pilotata su questo fattore dell’immigrazione, ma ci potrebbero essere altre piste. Dalla mia esperienza posso testimoniare che Londra è la città più multietnica in Europa: qua di inglese c’è ben poco. Comunque non credo che questo episodio possa condizionare in qualsiasi modo la permanenza di un italiano a Londra o in Inghilterra: io vivo e lavoro qui da tre anni, non ho mai avuto problemi di forma razziale, anzi credo che in Europa sono nella città più tollerante in assoluto. Sinceramente, ho più paura in Italia…”.

 (in foto Fedele Sforza, martinese residente a Londra da tre anni)

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