La sala è stata troppo piccola per il numero di persone presenti: questo è uno degli evidenti segni del successo dell’incontro promosso dall’associazione Martina Tre su Donne e Ilva, «incontro inteso come preparazione per la giornata delle donne» ha detto la vicepresidente Alba Lupoli «che, ricordiamo, non è una festa, ma una giornata di commemorazione delle operaie che nel 1908 persero la vita». Un incontro in cui si è parlato della situazione di gravissimo inquinamento dell’area tarantina, inquinamento i cui effetti sono sentiti anche a Martina Franca, sia pure in modo minore. Infatti, come ha detto l’assessore all’ambiente del Comune di Martina, il giovane Stefano Coletta, sono arrivate segnalazioni dall’Asl per dissuadere dal raccogliere cicorielle, funghi o lumache nel territorio martinese, in quanto potrebbero essere inquinate.
Tra gli interventi va segnalato il carismatico Fabio Matacchiera, che ha mostrato con dati alla mano i livelli altissimi di diossine che sono stati riscontrati nel latte materno di alcune donne tarantine, livelli che, se paragonati ai limiti di legge del latte vaccino, sono superiori di decine di volte. Le diossine, così come numerosi altri fattori, aumentano sensibilmente le possibilità di insorgenza di tumori, come ha dimostrato nel suo intervento la dottoressa Antonietta Lella, primario della struttura complessa di Medicina presso l’ospedale di Martina.
Le proteste di alcuni gruppi ambientalisti sono state necessarie per attirare l’attenzione su quello che è, comunque lo si voglia vedere, un caso importante a livello nazionale: cioè l’inquinamento dell’area tarantina, con percentuali di insorgenza dei tumori decisamente più alte della media nazionale. Tra i più comuni ci sono il mesotelioma pleurico, che colpisce specialmente gli uomini, sebbene nel caso delle donne si registi un aumento di tumori al fegato di +75%, al corpo utero superiore di +80%, ai polmoni di +48%, allo stomaco di +100%. Qui entrano in gioco gli studi compiuti dall’Arpa Puglia sulle emissioni, in cui «se non si può affermare che esista un nesso causale tra la mortalità e l’attività dello stabilimento Ilva», come dicono gli analisti, pure il 99,74% dell’incidenza delle fonti emissive di IPA nel rione Tamburi proviene dallo stabilimento siderurgico.
L’intervento più toccante è stato senza dubbio quello dell’assessore Donatella Infante, che non ha saputo reprimere un momento di commozione quando, dovendo parlare di costi sociali causati dalle imprese che hanno inquinato il territorio e di aumento della mortalità, ha dovuto ricordare la vicenda del padre, ex-operaio Ilva morto di tumore al pancreas.
A conclusione dell’incontro l’intervento del sindaco Franco Ancona, che davanti a un uditorio composto da tantissime persone qualificate – come ad esempio il prof. Rosario Polizzi, direttore della cattedra universitaria di chirurgia toracica a Bari e primario al policlinico, o il consigliere regionale Pentassuglia – ha ricordato come i problemi della società industriale devono essere superati e risolti, ma che dovremo lottare ancora a lungo con gli strascichi e le eredità anche sociali dell’inquinamento diffuso.

Daniele Milazzo

Un pensiero su “Donne e Ilva, una manifestazione di successo”

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