Una lettera protocollata ieri, e diretta al Sindaco Ancona, all’Assessore alla Pubblica Viabilità Lasorsa, e al comandante della Polizia Municipale. È questa l’ultima iniziativa del Comitato «Via Trento, Via Votano, Via della Valle, Via Mulino San Martino, Via Pisacane, Via Rossini», che, attraverso il presidente Michele Castellana, evidenzia per l’ennesima volta le precarie condizioni di sicurezza della zona in questione, condizioni che – si legge nella lettera – “potrebbero pregiudicare la sicurezza pubblica dei residenti del quartiere e di tutta la cittadinanza”. Ricordiamo infatti che Via Trento vive da anni in una continua disputa fra la famiglia Lucarella (proprietaria dell’oleificio) e l’Amministrazione, verso la quale il Comitato non fatica ad esprimere scetticismo alla luce degli ultimi eventi: “Ci preme manifestare, in relazione alla sentenza del TAR di Lecce del 25/10/2012, una certa amarezza sull’operato dell’Amministrazione, visto che la sentenza recita: «La problematica sul restringimento della carreggiata di via Trento non presenta il carattere dell’eccezionalità, con circostanze in questo caso non dimostrate e in definitiva, neppure puntualmente allegate (le grandi difficoltà connesse alla sicurezza stradale sono genericamente indicate)», o per di più per l’operato della stessa Polizia di Stato e Polizia Municipale, dove risulta che «il dato istruttorio è parziale e non del tutto pertinente, riguardando in effetti il posizionamento sull’area di casse in materiale plastico e fioriere», ed infine anche per l’eventuale discussione mai avvenuta, e se avvenuta non a nostra conoscenza, sulle soluzioni alternative poste dal sig. Lucarella”.

 La lettera entra quindi nello specifico, attraverso alcune citazioni tecniche (che vi risparmiamo per dovere di sintesi), che “disciplinano i compiti del sindaco in materia di ordine e sicurezza pubblica”, prevedendo inoltre il potere dello stesso “di adottare provvedimenti anche contingibili e urgenti nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana”, al quale segue la ferma volontà dei membri del Comitato di “raccogliere e reperire tutte le documentazioni inerenti episodi di incidenti già accaduti e che (con i dovuti scongiuri) purtroppo accadranno ancora”.

Insomma, il Comitato mira a confutare la sentenza del TAR, secondo la quale non ci sono pericoli per l’incolumità e la sicurezza di passanti ed abitanti: “Non v’è dubbio che alla base dei pericoli ci sia spessissimo un mancato rispetto delle regole da parte di tutti gli utenti (compresi pedoni e ciclisti), ma è altrettanto indubbio che il rispetto delle norme della circolazione stradale non è favorito dalla conformazione e dalla manutenzione delle strade urbane. Spesso l’attenzione per la responsabilità della P.A. per gli incidenti stradali si concentra sulla cattiva manutenzione delle strade, ma in realtà non è così: varie ricerche dimostrano oramai da anni che anche quando l’incidente causato in «prima facie» dal comportamento del cittadino, in realtà condizioni di maggiore sicurezza avrebbero evitato quell’incidente. L’esempio più banale? La scarsità di strisce pedonali sui nostri viali induce il pedone a farne a meno, la scarsa visibilità (come nel nostro caso) proprio mentre si attraversano le strisce pedonali, la scarsa illuminazione sulla viabilità e una scadente viabilità in zone ad alta densità abitativa (anche qui, come nel nostro caso)”.

Il Comitato non si limita ad una semplice critica, portando invece alcune proposte concrete per migliorare la sicurezza dell’area: “Vi sono infatti varie situazioni di pericolo che possono essere evitate mediante accorgimenti a costo zero, o quasi. Il soggetto responsabile della sicurezza delle strade urbane è il Comune. Tanto è vero che tutti i Comuni con più di 30.000 abitanti devono dotarsi di un PUT (Piano Traffico Urbano) e cioè un piano finalizzato ad ottenere «il miglioramento delle condizioni di circolazione e della sicurezza stradale, la riduzione degli inquinamenti acustico ed atmosferico ed il risparmio energetico». Sono del lontano 2001 la Circolare n. 3698 del Ministero dei Trasporti contenente le Linee-guida per la redazione dei piani urbani della sicurezza stradale e la Circolare n.3699, contenente le Linee-guida per le analisi di sicurezza delle strade. Entrambe indicano una serie di interventi che il Comune può compiere per migliorare le condizioni di sicurezza stradale e ridurre il numero delle vittime degli incidenti stradali. Tra i settori di attenzione vi è quello relativo agli utenti deboli (pedoni, ciclisti, conducenti di motocicli) e agli utenti a rischio (molto giovani e molto anziani), con l’indicazione dei più frequenti fattori di rischio (tra cui, a solo titolo esemplificativo, l’assenza di attraversamenti pedonali, la scarsa visibilità del pedone e delle auto, la presenza di ostacoli che scoraggiano l’uso delle strisce, la durata del verde, etc). Gli interventi devono riguardare l’educazione e la sensibilizzazione, il controllo del rispetto delle norme, l’adeguamento delle infrastrutture e la gestione del traffico e della mobilità, i servizi di emergenza”.

In caso di incidente allora potrà configurarsi la responsabilità dell’ente che non abbia adottato tutte le cautele, pur essendovi tenuto per legge e pur avendo ricevuto le opportune segnalazioni dai cittadini, segnalazioni che appunto saranno raccolte dal Comitato e protocollate presso i competenti uffici comunali, in modo che l’amministrazione non possa dire di “non essere stata avvisata delle criticità presenti sul territorio”. Insomma, nonostante la chiusura piuttosto conciliante, col Comitato che crede ancora nell’operato dell’Amministrazione, sembra proprio che la situazione sia davvero arrivata al limite.

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