Probabilmente sarà l’ultima iniziativa, quella dei “Cantieri di cittadinanza” ad avere un colore politico che cerca di strumentalizzare le persone in condizione di povertà estrema, invece di pensare ad una politica del lavoro a larga scala.

Pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 1 del 7/1/2015 la deliberazione della Giunta Regionale n. 2456/2014 con cui è stata approvata la strategia regionale per la realizzazione dei Cantieri di Cittadinanza e del lavoro minimo di cittadinanza, si dà il via ai tre progetti di cui è composto il piano lavoro regionale:

1) il lavoro di cittadinanza: affidato ai Comuni e finalizzato alla ricollocazione di percettori di ammortizzatori sociali in deroga;

2) i cantieri di cittadinanza: rivolto a disoccupati di lunga durata e persone in situazioni di particolare fragilità;

3) il contratto di collocamento e/o ricollocamento: avente lo scopo di coinvolgere il partenariato socioeconomico territoriale per l’individuazione delle necessità delle imprese.

La misura che suscita perplessità è quella relativa ai “cantieri di cittadinanza”. Cosa sono? A sostituzione del mero contributo economico per fasce di popolazione con disagio socio-economico di una certa gravità (in realtà non c’è una sostituzione: chi percepisce una qualsivoglia forma di sostegno economico erogate dagli Ambiti Territoriali non ha diritto a partecipare ad un “Cantiere”) verrà offerto al richiedente un progetto nei settori del sociale, della cultura, dell’ambiente e dell’istruzione. La retribuzione sarà di 23,00 euro per 5ore al giorno, con una retribuzione massima di 500,00 euro mensili.

Unica pecca: per accedere occorre possedere un requisito riferito alla situazione economica equivalente pari a tre mila euro annuali di Isee. Praticamente occorre non avere proprio “niente”.

Altresì, affinchè la la domanda venga considerata AMMISSIBILE occorre avere almeno 3 figli minori a carico, qualche invalido in famiglia, ed essere disoccupati da almeno 12 mesi o inoccupati, cioè non aver mai lavorato.

All’Ambito territoriale Martina-Crispiano è stata assegnata una piccola cifra: circa sessantamila euro. E’ una cifra davvero irrisoria per le reali esigenze del territorio, data la disoccupazione sempre più dilagante. Già si è parlato di 3 giovani disoccupati su 5.

Il signor Marangi è un pensionato di 70 anni con tre figli, di cui due all’Università e un lavoratore precario a tempo determinato. Magari vive in affitto. Magari è pure malato. A costoro non spetta proprio un bel niente. I figli dovranno laurearsi facendo leva su lavoretti a nero per pagarsi le tasse universitarie, il terzo figlio, allo scadere del contratto, forse dovrà accontentarsi di una “Naspi” o “Mini Naspi”, o qualche altro intruglio previsto dal “Job Act” di marca Renziana.

In realtà, tale misura sarebbe meglio chiamarla “misura del keynesismo dei poveri trattati male”.

Siccome le nuove povertà dilagano, e “povera” è anche la famiglia del signor Marangi sopra citata, è chiaro che l’ISEE, diventa uno strumento apposito di INgiustizia sociale. Con simili provvedimenti si certifica una certa mentalità che guarda il cittadino in condizione di svantaggio economico come un “mendicante a cui fare l’elemosina” per pulirsi la coscienza.

Persino Bertinotti era contrario a queste iniziative perchè non creano davvero lavoro, ma solo una sorta di “area di parcheggio”.

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