Foto Paolo Conserva

Dove è finito il Martina? «Scagli la prima pietra» chi sostiene di non essersi fatto questa domanda almeno una volta nel corso della stagione 2012/2013: quella in Lega Pro per intenderci. Di pietre, siamo sicuri, non se ne vedrà neanche l’ombra. Si perchè del Martina glorioso, quello della storica promozione (che segnò il ritorno in Lega Pro) conquistata al Città degli Ulivi di Bitonto, non ve né più traccia. O forse non c’è né mai stata sin dall’inizio, prima ancora che il campionato professionistico di Seconda Divisione (B) vedesse l’alba. I «problemi» del Martina sono iniziati fuori dal campo con la mancata riconferma di Bitetto al margine del campionato vinto in Serie D (girone H). E sono proseguiti sul rettangolo verde con il trenino di allenatori passato (su) per il Tursi da giugno sino a Gennaio. Prima Ciullo, poi di Meo e ancora Bitetto. E nel trambusto generale, non si è sentito il rumore più forte: quello del tonfo che richiamava la caduta della dirigenza biancoazzurra, incapace di gestire le problematiche fuori e dentro lo spogliatoio. Certo, quattro anni gloriosi, fatti di promozioni su promozioni, non si cancellano con una stagione fallimentare. Ma viene impossibile non notare il lato nero della stagione del Martina: costruito (soprattutto con l’arrivo di Di Meo in panchina) per battagliare con le più forti e finito a sgomitare con le meno peggio del torneo per assicurarsi una salvezza tranquilla. Così,Pareggio dopo pareggio (l’ultimo conquistato contro il Campobasso), «il compitino» è quasi svolto. Così come quasi assolto è il  ruolo di traghettatore che la società aveva deciso qualche mese fa di affibbiare a Bitetto per ristabilire gli equilibri in casa Martina. Ma dopo tre allenatori cambiati, soldi sperperati (per negligenza) e spesi male in ambo le sessioni di mercato, risultati apposti al vero obiettivo dirigenziale (la promozione)… siamo sicuri che non si stava meglio quando si stava peggio?

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