Il ministro Alfano invia a Taranto 60 uomini dopo l’agguato di Palagiano costato la vita a un uomo, alla sua compagna e a un bimbo di quattro anni.
Vendola aveva chiesto un intervento immediato dello Stato.

“Credo che lo stato debba reagire di fronte ad una strage così efferata, che ancora una volta dimostra quanto la modalità operativa della mafia abbia dentro di sé un codice di disumanità e di barbarie assoluta”. Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha commentato, a margine del Congresso Flai-Cgil sulla legalità, la strage avvenuta nella tarda serata di ieri a Palagiano che è costata la vita a tre persone, di cui un bambino di quattro anni. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha intanto disposto l’invio di 60 tra poliziotti e carabinieri nella provincia di Taranto. Poliziotti e carabinieri si trovano già in Puglia. Lo Stato darà «una risposta rapida e concreta ad un fatto di inaudita ferocia” ha sottolineato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. L’obiettivo è quello di dare massimo impulso al controllo del territorio e all’azione info-investigativa. “Non si è esitato – aveva detto Vendola – a fare strage: pur di colpire un obiettivo, non si è esitato a uccidere donne e bambini. Per Taranto è un drammatico risveglio. Forse è un momento in cui, in tante parti d’Italia, occorrerebbe fare il punto su quale sia la capacità della mafia anche di intercettare il disagio sociale, per costruire controllo del territorio e penetrazione nella vita sociale”.

“Le forze dell’ordine – ha continuato il Presidente della Regione Puglia – e la magistratura facciano piena luce, consegnino alla giustizia gli autori di questa strage, ma tutti quanti noi siamo chiamati a compiere una riflessione sui rischi che tornino gli anni peggiori in una città come Taranto e non solo”.

Il Presidente Vendola ha poi richiamato il tema del congresso Flai-Cgil a cui ha partecipato questa mattina: la legalità nei luoghi di lavoro.

“L’illegalità – ha detto – è una specie di autostrada che consente di arrivare a tutte le destinazioni desiderate. La mafia cresce quando la gente ha paura, quando non c’è la speranza dell’esercizio dei diritti fondamentali. La mafia cresce quando le condizioni, anche di organizzazione del mercato del lavoro, sono segnate dall’illegalità, dal sommerso, dalla concorrenza sleale sul costo del lavoro”.

“Il lavoro nero – ha concluso Vendola – il capolarato, la riduzione in schiavitù delle persone che lavorano sono fenomeni che alimentano quella cultura mafiosa, che poi consente ai clan, ai boss, ai gruppi armati di fare la propria escalation violenta”.

(l’immagine della foto è puramente indicativa e non strettamente connessa con la notizia)

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