Il tema sportivo non è stato mai così caldo a giugno, perlomeno negli ultimi anni. Dopo la convenzione per la concessione anche per l’anno prossimo dello stadio Tursi alla società di calcio locale, lo sport resta comunque sulla cresta dell’onda, complice la Festa celebrata pochi giorni fa, che ha visto una grande partecipazione di pubblico e grande entusiasmo.

Ed è proprio di sport e della sua funzione sociale che parla il consigliere comunale Aldo Leggieri (Pd), lasciando il suo pensiero sui social network.

“La funzione sociale è ricoperta non solo dalle società di calcio, ma da tante compagini che si spendono per gli sport cosiddetti minori. E che facciamo? Non diamo una mano anche a loro, noi, brutti, sporchi e cattivi rappresentanti delle istituzioni? Eh, ma poi si innescherebbe una spirale del tipo: hai “assistito” loro e perché non aiutare noi?”, esordisce Leggieri, che prosegue: “Vorrei invece narrarvi della connessione istituzionale tra sport professionistico e sport sociale. E, ad esempio, focalizzare il cristallino sul modello del ministero dello sport francese. Essì. Perché è in Francia che si praticano più ore di educazione fisica a scuola. E’ in Francia che si sostiene da sempre l’associazionismo di base, e la pratica e la ricerca dello sport come elemento determinante per le politiche della salute. Ma non siamo esterofili. Anzi”.

Il tutto viene ridotto ad un problema di metodo e di diffusione dello sport nelle scuole. Secondo il consigliere Pd la scuola è il primo presidio educativo e di sviluppo del capitale sociale dei futuri cittadini: Occorre quindi inserire stabilmente nelle piante organiche scolastiche, oltre a personale docente, ata, ecc., anche dei laureati in scienze motorie, competenti, che affiancano il prof. nelle lezioni ai ragazzi. Ma servono soldi: “Bisogna scegliere, spostando risorse da un settore ad un altro – prosegue Leggieri – . Immaginiamo che nelle scuole ci sia, non solo alla Marconi, uno spazio al chiuso e/o all’aperto (meglio all’aperto) che potenzialmente possa trasformarsi in un campo di calcetto, di basket, di volley, piste da skate, muri per l’arrampicata sportiva, mini circuiti per biciclette. Insomma dei playground fantastici per i ragazzi. Per socializzare sempre, di continuo. E crescere in modo sano. I costi? Dai 30 ai 40 mila euro ogni impianto. Non è una cifra irriguardosa e oscena”.

Leggieri poi porta altri esempi presi dall’estero: “Allunghiamo l’intervallo. Cioè? Portiamo la durata dell’intervallo scolastico a venti minuti. Poi, guardiamo al modello Slovenia. In che senso? Che nella splendida Europa dell’Est, il ministero dell’istruzione sloveno, nei programmi scolastici, ha raccomandato gli insegnanti delle varie materie a prevedere dei break durante le lezioni, in cui spostare banchi e fare un po’ di attività motoria direttamente in classe. Condivido. E sai perché? Perché i ragazzi, così facendo, si abituerebbero costantemente e quotidianamente alla cultura del movimento, e i docenti stessi cambierebbero mentalità. Innovazione forever”.

Chiusura con la sensibilizzazione: “Potremmo invitare, e siamo alla organizzazione della comunicazione, alcuni personaggi sportivi bravi e seri, a parlare di sport, delle loro esperienze con i ragazzi. E poi le campagne di sensibilizzazione ad hoc come già avviene in Inghilterra, su vari temi. Per non parlare della nascita dei licei sportivi che anche da noi diverranno una realtà, fra pochi mesi, nel nostro milieu e impianto educativo e istituzionale”. Le idee non mancano, speriamo che qualcuno le ascolti.

Carlo Carbotti

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