Di seguito un comunicato diffuso dal forum delle associazioni per la tutela del territorio:

A Martina Franca il convegno organizzato da Libera caccia è stata la ‘location’ di una sconcertante proposta  di riperimetrazione del Parco regionale Terra delle Gravine ad opera del Presidente della Commissione Regionale Ambiente, il consigliere regionale Donato Pentassuglia.

Per poter valutare la gravità della cosa occorre avere presente alcune basilari informazioni: si è arrivati al termine di un  lungo e sofferto iter legislativo per l’istituzione dell’area protetta nel 2005 e solo poi nel 2011 si è ridefinito il perimetro, a seguito di richieste di esclusione e inclusione, dopo anni di confronti tra soggetti istituzionali, pubblici e privati, in conferenze di servizi in Regione, audizioni in Commissione ambiente Regione e via discorrendo.

Nel dicembre 2010 il Consigliere Pentassuglia fece inserire nella legge di bilancio regionale un emendamento che eliminava il divieto di caccia nel Parco delle Gravine. L’abnormità della cosa ci fece guadagnare interventi –a dir poco- stupiti dalle varie parti d’Italia. Pentassuglia disse,  in un incontro appositamente chiesto dalle associazioni di Martina, che si era trattato di una provocazione per sottolineare la situazione di immobilismo nella gestione del Parco.

Una provocazione di certo originale, mentre le associazioni ambientaliste da sempre –in modo meno originale, ma coerente e costruttivo- sollecitano  Provincia (Ente provvisorio di gestione) e Regione (Ente erogatore di fondi) affinchè si esca dall’immobilismo, creando un percorso condiviso con i soggetti della comunità del Parco, offrendo il proprio patrimonio di contatti, idee, conoscenza del territorio, competenze tecnico-scientifiche, immagini e documentazioni.

L’argomento forte  da sempre portato avanti dalle associazioni ambientaliste, impegnate anche sul campo della scottante emergenza ambientale a Taranto, è  quello di vedere il Parco come strumento di tutela per poter valorizzare le peculiarità del territorio e cominciare da queste a prospettare nuove e differenziate linee di sviluppo per la sua economia.

Tentare oggi di rimettere in discussione la  perimetrazione, anziché far decollare davvero il Parco come strumento di sviluppo eco-sostenibile, così come previsto dalla legge istitutiva, significa davvero costringere il Parco ad  una situazione di stallo: infatti fino al 2011 la Provincia ha giustificato tale inerzia  con l’incertezza della perimetrazione, ancora da definire. Il consigliere Pentassuglia presiede la commissione regionale Ambiente e lo fa introducendo la caccia nel parco, permettendo l’espianto di ulivi secolari per tutelare diritti edificatori, chiedendo la riduzione del parco, condannandolo di fatto all’immobilismo.

I politici locali si devono pronunciare a questo punto con chiarezza: in una provincia dove mezzo secolo di industria pesante hanno segnato pesantemente il territorio, da quali punti fermi possiamo partire per  ripensare un futuro?

La Terra delle gravine, per centinaia di migliaia di anni, ha ospitato gli uomini e ha dato loro riparo e fonte di sostentamento. Ha peculiarità naturalistiche, storiche, culturali, paesaggistiche, archeologiche uniche. Studiosi e visitatori, italiani e stranieri, ce lo confermano, ma non ne siamo ancora consapevoli appieno.

Il Parco può essere uno dei punti fermi da cui ripartire, per uno sviluppo sostenibile e non effimero. Riescono i nostri politici a coglierne le valenze di questi preziosi beni comuni o preferiscono cedere alle pressioni di alcune lobby?

 (foto: repertorio)

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