La notizia del giovane ragazzo italiano (Joele Leotta), partito per Londra per studiare la lingua e ucciso da una banda di coetanei, ha scosso di non poco l’opinione nazionale. All’ inizio si è associato all’ omicidio il movente razziale, secondo cui gli assassini (di origine lituana) hanno pestato a morte il ragazzo perché mossi da un risentimento di odio verso gli italiani. Dopo poche ore è arrivata la smentita della polizia inglese, che indaga su una pista differente.

Questa notizia, in qualche modo, porta alla nostra mente una situazione rilevante per il nostro Paese: la trasferta di molti giovani italiani all’estero e il loro rapporto con le metropoli.

Anche Martina Franca è interessata da questo fenomeno dilagante, sono tanti i giovani della nostra città che partono per le capitali d’Europa in cerca di fortuna, per studio, per potenziare la lingua o per crearsi una carriere solida lontano dalla propria terra.

Questa nuova emigrazione è un fattore positivo, perché viaggiare è sinonimo di apertura mentale. Ma è risaputo che l’arrivo in una nuova città non è sempre un “rose e fiori”: a volte si incontra ostilità, ci si deve alternare tra studio e lavoro per mantenersi e, in svariati casi, l’occupazione più richiesta è quella di cameriere.

Abbiamo ascoltato l’esperienza diretta di un ragazzo martinese, Alessio, 25 anni, bartender presso un ristorante di Londra, vive in Inghilterra da 5 mesi: “Ritornando sulla vicenda dell’omicidio del ragazzo italiano, attraverso la mia personale esperienza, garantisco che il rapporto italiani-inglesi è più che positivo. La notizia del ragazzo ucciso è stato un caso isolato, in cui gli esecutori erano altri stranieri e hanno gridato al giovane italiano “ci rubi il lavoro”. Ma sia chiaro, un’accusa del genere non potrà mai arrivare da un inglese. Il motivo è semplice: le occupazioni sono diverse, non sussiste la competizione tra un inglese che occupa il ruolo di dirigente e lo straniero cameriere”.

A Londra fare il cameriere, appunto, è il mestiere più scelto dai giovani, la ricerca di tale occupazione non è difficile ma nemmeno così scontata. Alessio ci afferma: “Ti prepari una manciata di curriculum e vai in giro per ristoranti e bar chiedendo se cercano personale o inviando la propria candidatura online su siti specializzati, in caso di accettazione passi una sorta di giornata prova in cui  il manager dà il proprio giudizio. Ovviamente il fatto che si scelga di fare il cameriere parte dal presupposto che in Italia, non avendo una cultura ottima della lingua inglese, si arriva in Inghilterra con un inglese mediocre e questo non ti può garantire un posto di rilevanza. Magari, con il tempo, crescendo linguisticamente si cresce anche professionalmente.”

Riguardo alla ipotetica discriminazione degli italiani all’estero, Alessio ci chiarisce: “Per quanto mi riguarda non c’è razzismo verso gli italiani a Londra. Certamente agli occhi degli stranieri l’Italia è beffeggiata come la patria della mafia, della furbizia, dei politici corrotti. Ma nel contempo viene ricordata anche per il suo cibo e per il suo calore.

Mi ci trovo bene in questa città – conclude Alessio – ho conosciuto inglesi disponibili e rispettosi verso la nostra Nazione, di cui amano e apprezzano la cultura storica.”

Alla luce di questa considerazione e aldilà della notizia di cronaca nera, Londra continua a mantenere il primato di meta ambita per i giovani. Rimane, infatti, la patria della job generation che crede nella meritocrazia e nelle ricche opportunità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Continuando a usare questo sito, siete d'accordo con l'uso dei cookie. maggiori informazioni

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close