Un male oscuro che consuma e logora se stessi e le proprie famiglie. Una dipendenza come tante dal quale è difficile uscirne perché su questo tipo di patologie si tende a tacere, a nascondersi, a minimizzare, sottovalutare un problema che va affrontato con coscienza e grande forza. Si crede di essere forti, ci si sente più forti, ma in realtà si è semplicemente più deboli, fragili, vulnerabili e facile preda di chi è pronto ad approfittarne. L’uso di sostanze stupefacenti è un fenomeno diffuso che crea dipendenza, prosciuga denaro, danneggia la salute e ti porta in una spirale negativa, in un tunnel senza uscita. Ma per fortuna ci può essere anche la tenacia di una famiglia, di una mamma che non si arrende e lotta per tornare a sorridere anche dove sembra che la parola d’ordine sia… silenzio. La storia che vi stiamo raccontando è una storia vera, forse una delle tante, che non sempre vengono a galla per paura dei soliti pregiudizi. Ma è anche la storia di chi nonostante tutto, lentamente ne sta vendendo fuori, con l’aiuto di chi ha la ricetta per farcela. Antonio è un ragazzo che ha delle amicizie forse poco raccomandabili e per gioco comincia a fare uso di sostanze stupefacenti. Pia piano quel vizio si trasforma in una dipendenza, qualcosa di cui inconsciamente non riesce più a farne a meno. Diventa tossicodipendente. Cerca continuamente soldi per continuare a provare benessere, contrae debiti nei confronti di gente con poche remore. “La droga la prendo quando sento di stare bene”, dice Antonio, “non quanto ne sento la mancanza”. Una contraddizione che fa riflettere perché la droga altera comportamenti e psiche. Per Antonio sembra tutto normale, la droga è un rifugio dove stare bene e pazienza se per pochi istanti. Quella sensazione di apparente benessere ti porta a superare ogni limite e lentamente ti distrugge. Ma Maria ama troppo suo figlio per vederlo perdersi in quella maniera e allora si rivolge al Ser.T. che significa Servizio per le Tossicodipendenze. Un servizio pubblico del Sistema Sanitario nazionale che fa parte del Dipartimento di Salute Mentale. Si occupa dei problemi correlati all’uso di sostanze (legali o illegali) che danno dipendenza: droghe, alcol, farmaci, tabacco. L’ascolto sembra essere attivo, ma gli effetti assistenziali degli incontri con il ragazzo con cadenza quindicinale sembrano non sortire effetti tangibili nella lotta alla dipendenza patologica. E allora Maria continua ad esternare il suo malessere e la sua preoccupazione. Continua a condividere quello che molti tendono a celare per paura che si sappia in giro. Arriva anche a denunciare alle forze dell’ordine che prendono atto della situazione fino a quando Antonio non inizia il suo percorso di recupero in una Comunità terapeutica di Martina Franca che combatte proprio questo tipo di patologie: Comunità Emmanuel. “E’ un posto magico – dichiara Maria – dove regna la beatitudine e la pace. Nel vivere in quel posto si prova una sensazione di serenità vera. Grazie all’apporto di persone qualificate, mio figlio sta lavorando molto su stesso e sta riscontrando sensibili segni di miglioramento. Sta tornando l’Antonio che conoscevo. Lì in Comunità è come essere in famiglia. L’efficacia dell’azione riabilitativa che ha una durata minima di sei mesi risiede proprio nella forza di chi insegna a ragazzi come mio figlio a superare le difficoltà patite. Sono persone che hanno vissuto in prima persona lo stesso tipo di disagio, ma che poi ce l’hanno fatta. Lì si lavora molto sulla testa e ci si rende utili per gli altri. Ognuno è sempre impegnato in qualcosa di funzionale e stimolante. Antonio è li già da qualche mese e quando sono andata a trovarlo, l’ho visto rigenerato. Credo che bisognerebbe sostenere economicamente maggiormente queste associazioni che operano per il bene comune con altruismo, professionalità e diligenza. A queste persone dico grazie per tutto quello che stanno facendo per mio figlio. Ora mi sento meno sola e consiglio a tutte quelle famiglie che hanno vissuto o vivono il mio dramma di non nascondersi. I problemi si affrontano e si superano insieme con amore e coraggio. Basta solo chiedere aiuto senza restate in silenzio”.

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