Oppure per non farla identificare avremmo dovuto non farlo? Se così fosse nessuno avrebbe dovuto scrivere che la professione del medico, nella cui abitazione furono trovati centinaia di file e CD pedopornografici, fosse quella di ginecologo (che a Martina sono meno delle donne sordomute).

Usando lo stesso metro, dovremmo dare ragione a quei colleghi che non hanno scritto della sentenza di Marraffa, fatto molto grave perché riguarda un amministratore pubblico e non un semplice cittadino (In altre nazioni ci si dimette per molto meno, al di là se la condanna sia di primo o terzo grado, dove, addirittura si dimettono per una scappatella extraconiugale se sono amministratori pubblici).

Oggi, per un giornalista e un direttore responsabile di una testata è già difficile scrivere una notizia. Ultimamente ho ricevuto una richiesta di rettifica da parte di un avvocato perché non avrei dovuto scrivere in un articolo che il reato di un suo cliente riguardante una brutta storia di tangenti, falsi ideologici ecc. fosse stata prescritta e pertanto non conosceremo mai la verità. Si è rifatta ad una, non so come meglio identificarla, ‘riservatezza o oblio’, senza spiegarmi se era una legge, un codice o altro.

Le mie testate non hanno mai dato importanza ai suicidi, li hanno quasi sempre ignorati, salvo quando si trattava di personaggi pubblici. Rientra nell’etica di un buon giornalista, ad insegnarmelo, tanti anni fa, fu Paolo Aquaro. Per quanto ci riguarda, continueremo a scrivere mettendo (quando la Legge ce lo consente) nomi e cognomi di pedofili, spacciatori di droga, usurai, di chi usa violenza a  donne, bambini, di chi investe chicchessia senza prestargli soccorso, anche se si tratta di un animale, oggi reato come verso le persone . Ripeto, faremo nomi e cognomi, figuriamoci se ometteremo particolari che possano permetterne l’identificazione.

Nel caso della ragazza sordomuta che ha investito il bambino e non si è fermata c’erano due notizie: La prima che appunto la ragazza guidava in una condizione tale che poteva creare danno per lei e per gli altri

(visto che, come avrebbe detto, non ha sentito l’impatto), la seconda è che la sua condizione fisica poteva essere una attenuante per lei, vista la rabbia che era serpeggiata nella nostra città, praticamente da parte di tutti. Ora, non vogliamo entrare in polemica con nessuno, soprattutto verso chi gode della nostra stima, ma per favore, lasciamo l’etica e la morale fuori dal giornalismo, altrimenti dovremmo scomodare le concezioni di Emanuel Kant e non ne usciremmo più, per non parlare della libertà di stampa che vede l’Italia al 40mo posto nel mondo. Lasciamo stare i comma, visto che già i codici vengono poco rispettati.

 

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