Pietro Mennea è morto oggi. Aveva 61 anni ed è deceduto per un male incurabile.

Uno dei più grandi atleti di tutti i tempi, Mennea. Era anche un politico e un uomo di grande cultura, esperto di diritto.

Era pugliese, di Barletta. E da Barletta aveva scalato le vette dell’atletica leggera, a livello mondiale.

Suo il record del mondo resistito per 17 anni, quello dei 200 metri, con il tempo di 19″72 a Città del Messico (era il 1978). Si pensi che quel tempo è tuttora record europeo: sono passati 35 anni.

Sua la medaglia d’oro alle olimpiadi di Mosca, nel 1980. Olimpiadi dimezzate, si disse, perché c’erano questioni legate alla guerra fredda fra i blocchi est-ovest che si contrapponevano, e quelle olimpiadi furono boicottate da buona parte dell’Occidente (Usa in testa). Ma Pietro Mennea, la freccia del sud, avrebbe vinto contro chiunque, in quell’estate 1980 che in Italia spesso viene ricordata per il 2 agosto nefasto, quello della strage alla stazione di Bologna, ma che fu anche quella del 28 luglio, un giorno storico, grazie all’impresa sportiva di Mennea.

L’unico europeo che riusciva a farsi valere, nella velocità, e a battere i supervelocisti americani e russi, quelli delle superpotenze anche sportive, era Pietro Mennea. Nei 100, nei 200.

Poi l’impegno politico, locale, nazionale ed europeo.

Ma nella leggenda, Mennea ci è entrato per la sua velocità, quella della freccia del sud.

(foto: oltregliosstacoli.blogspot.com)

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